In cerca di Lupi nel PNALM

Il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) è una delle zone protette italiane storiche: la sua istituzione ufficiale risale al 1923. In tale anno veniva designata un'area abruzzese che andava ad ampliare un primo nucleo di territorio, nel comune di Opi (AQ), già individuato nel 1921 per iniziativa privata, che rappresentava appunto la prima area protetta d'Italia.

I costoni della Camosciara, territorio inserito nella prima area protetta d'Italia - Opi (AQ), 29 dicembre 2018

Negli anni e decenni successivi, il Parco è stato oggetto di vari ampliamenti sino ad arrivare all'attuale perimetro, definito nel 1999, che abbraccia un territorio appenninico a cavallo tra le tre regioni presenti nella sua denominazione e che si estende su una superficie di 50.500 ettari circa, con un'area contigua di circa 77.500 ettari.

Un'Aquila reale (Aquila chrysaetosscruta i pendi circostanti in cerca di prede - Lecce dei Marsi (AQ), 28 dicembre 2018

Tali radici storiche, accompagnate dalla natura impervia del suo territorio centrale, hanno qui consentito la sopravvivenza di alcuni nuclei di mammiferi altrove scomparsi, come il Camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata) e l'Orso bruno marsicano  (Ursus arctos marsicanus), o ridotti, nella seconda metà del secolo scorso, sull'orlo dell'estinzione, come il Lupo appenninico (Canis lupus italicus). Queste rappresentano solo l'apice delle specie presenti nel territorio e si aggiungono alle altre presenze faunistiche e floristiche che rendono questi luoghi famosi a livello internazionale e meta di migliaia di visitatori all'anno, interessati alla Natura del Parco, ma anche ai suoi aspetti paesaggistici, ai suoi antichi borghi ed ai sapori della sua semplice tradizione culinaria.

Le luci di Villetta Barrea (AQ) si riflettono nel vicino lago in un tardo pomeriggio invernale, 28 dicembre 2018

Avevo già visitato alcune zone di questo Parco Nazionale in cui avevo effettuato un certo numero di escursioni giornaliere, ma il 2018 è stato occasione di alcuni brevi soggiorni invernali che mi hanno permesso di apprezzare luoghi ed atmosfere che non avevo colto precedentemente.

Una Cincia mora (Periparus ater [Parus ater]) perlustra la corteccia degli alberi spogli in cerca di prede -  Lecce dei Marsi (AQ), 28 dicembre 2018

In particolare, la partecipazione ad un Campo di Studio sul Lupo, organizzato, a metà dicembre, dall'Associazione Historia Naturae (attraverso la pagina Facebook da loro gestita Canis lupus italicus - Lupo appenninico) ha consentito un approccio mirato verso questo grande carnivoro. In tale evento, le tematiche sono state scientificamente introdotte mediante un'interessante presentazione sulla biologia di questo sociale mammifero e sui metodi di studio utilizzati per carpire i segreti della sua elusiva vita. Delle escursioni mirate, in territori tipicamente frequentati da questi mammiferi, hanno permesso di vedere i segni della loro presenza, attività favorita da una provvidenziale e breve nevicata che, nei giorni precedenti all'evento, ha "preparato" il terreno per questo tipo di indagine. Due appostamenti, in zone tipicamente frequentate da Lupi, non hanno però fruttato l'osservazione diretta del carnivoro, se non brevemente e solo per alcuni partecipanti.

Pista nella neve ascrivibile ad almeno un Lupo appenninico (Canis lupus italicus) - Pescasseroli (AQ), 15 dicembre 2018

A fine dicembre, sono stato nuovamente in zona, proseguendo in tal modo una personale ricerca di selvatici e di atmosfere. Sebbene l'inverno non sia la stagione ideale per vedere altri animali che non siano mammiferi, non manca la possibilità di osservare uccelli stanziali come rapaci e cince che popolano i boschi e le pareti rocciose del Parco.

Un'Aquila reale (Aquila chrysaetos) ed una Poiana (Buteo buteo) volteggiano nella stessa termica - Lecce dei Marsi (AQ), 28 dicembre 2018

Aggirandosi in inverno nel Parco non è difficile imbattersi in esemplari o gruppi di Cervi (Cervus elaphus) in alimentazione. E' curioso notare la loro presenza e concentrazione ai margini dei piccoli borghi di Villetta Barrea (AQ) e Civitella Alfedena (AQ) soprattutto se il grado di innevamento dei circostanti pendii e cime è consistente. A Villetta Barrea, alcuni esemplari si spingono nei giardini e cortili delle case in cerca di vegetali da brucare.

Un maschio adulto di Cervo (Cervus elaphus) riposa all'interno di un giardino incolto - Villetta Barrea (AQ), 28 dicembre 2018

Più difficili da vedere sono invece i Camosci appenninici che, anche in inverno, tendono a permanere a quote più elevate. I segni di presenza del Cinghiale (Sus scrofa) sono rinvenibili un po' ovunque. Meno facili da cogliere sono invece quelli riconducibili al Capriolo (Capreolus capreolus). Tutti questi ungulati sono soggetti a predazione da parte dei Lupi, ma, a giudicare per esempio dalla facilità con cui i Cervi sono visibili, le loro popolazioni non sembrano risentire eccessivamente di tale azione.

Un gruppo di Cervi (Cervus elaphus) costituito da femmine e giovani si alimenta su un pendio - Villetta Barrea (AQ), 30 dicembre 2018

I Lupi appenninici tendono a vivere in branco che rappresenta l'unità sociale riproduttiva della specie, regolata da una precisa catena gerarchica. Un branco è una sorta di famiglia costituita dalla coppia riproduttiva e dalla sua prole. La coppia riproduttiva è appunto la sola che si riproduce all'interno del branco e in genere guida ed indirizza il comportamento dell'intero gruppo, tra cui quello predatorio: per esempio, se è specializzata nella cattura di Cinghiali, il branco preferibilmente si indirizzerà su questa specie preda, analogamente per Cervi e Caprioli. Ogni branco difende attivamente un territorio controllandone e marcandone i confini ed allontanando gli altri Lupi, siano essi solitari o costituiti a loro volta in altri branchi. Oltre che chimicamente, mediante feci ed urina, un branco rivendica l'occupazione di un'area con gli ululati, udibili anche a notevoli distanze. Anche se si tende ad evitare lo scontro diretto, le uccisioni di Lupi sconfinati nel territorio di un altro branco non sono eventi rari. Si tratta di un meccanismo sofisticato e naturale di autocontrollo della presenza della specie in una determinata zona: in un area occupata da un branco, la popolazione di lupi non può esplodere, ma si limita al numero di esemplari che costituiscono il branco stesso, sostenuto dalle risorse alimentari presenti nel territorio che lo stesso riesce a difendere dagli altri Lupi e dagli altri branchi vicini. Raggiunta la maturità sessuale, genericamente entro i due anni d'età, un giovane Lupo più restare nel branco d'origine dove però, almeno inizialmente, non si potrà riprodurre, inibito dalla coppia riproduttrice che governa la struttura sociale in cui vive; oppure, potrà lasciare la famiglia di origine, in cerca di un nuovo territorio e di un partner con cui fondare un nuovo nucleo riproduttivo, allontanandosi anche centinaia di chilometri dai luoghi in cui è nato e cresciuto. In questo modo, la presenza del predatore non potrà pesare eccessivamente sulle popolazioni di potenziali prede che vivono nel territorio che controlla e, nello stesso tempo, i giovani, raggiunti la maturità, sono istintivamente spinti a cercare nuovi territori idonei, dove formare nuove famiglie garantendo così la colonizzazione di nuovi spazi da parte della specie.

L'alba infiamma il cielo alle spalle di Opi (AQ), 30 dicembre 2018

Le aree protette come il PNALM, in cui la specie non si è mai estinta, grazie al regime di protezione presente, hanno incominciato a funzionare (come si sperava) da punti di origine e diffusione di nuovi esemplari verso le aree circostanti. La protezione a livello nazionale riconosciuta alla specie a partire dai primi anni 70 del secolo scorso, l'abbandono delle campagne, con il conseguente naturale rimboschimento delle stesse, e la crescita continua del numero di ungulati selvatici, primo fra tutti, almeno in Appennino, il Cinghiale (quest'ultimo introdotto spesso in maniera indiscriminata dall'uomo per fini puramente venatori), favoriscono il ritorno naturale del predatore che certo non manca di quella plasticità comportamentale che gli consente di sfruttare a pieno le nuove opportunità che si sono rese disponibili.

Aspettando la comparsa del Lupo in una gelida alba invernale - PNALM, 30 dicembre 2018

La naturale dispersione degli individui aumenta la possibilità di venire a contatto con cani mal custoditi o parzialmente rinselvatichiti. Normalmente, un branco è portato a non accettare la presenza di un cane, ad ucciderlo ed anche predarlo, ma gli esemplari solitari possono accoppiarsi con i cani, generando i cosiddetti ibridi e formando anche branchi misti, soprattutto nelle aree a bassa densità di Lupi ed elevata presenza di randagismo. Questi ibridi tendono a comportarsi come Lupi puri e a disperdersi come questi, diffondendo così i loro geni. Ciò ha impatto genetico sulla specie Lupo che a lungo andare può provocare conseguenze imprevedibili, potenzialmente anche far perdere o compromettere quegli adattamenti alla vita selvatica ottenuti da millenni di selezione naturale. Tutti questi fenomeni sono pienamente in atto in varie parti del territorio nazionale con il ritorno naturale del Lupo in aree in cui era scomparso, anche da secoli, sotto l'azione persecutoria dell'uomo, diretta ma anche indiretta, con la modifica antropica degli ambienti e la soppressione delle prede naturali di questo carnivoro.

La Costa dell'Ortella e la Costa Caprara - PNALM, 16 dicembre 2018

Questo ritorno naturale, in alcune realtà, ha riacutizzato il confronto con l'uomo soprattutto nel settore zootecnico e venatorio. Un cacciatore può ancora percepire il Lupo come un antagonista ed un concorrente diretto. In assenza del predatore, inoltre, in molte aree, si sono sviluppate forme di allevamento in cui le attività di sorveglianza e custodia notturna degli animali domestici sono diventate sempre più blande o del tutto assenti, contenendo in tal modo i costi di conduzione e gestione degli animali. Banalizzando fortemente e nella stagione estiva, era sufficiente portare gli animali al pascolo, lasciarli beatamente lì, notte e giorno, per ritornare di tanto in tanto a controllare che tutto procedesse per il meglio. Questa forma di conduzione degli animali domestici, in presenza del predatore, Lupi o ibridi che siano, semplicemente non è più vantaggiosa. Un gregge incustodito diventa un invito a servirsi da soli, anche per un Lupo semplicemente di passaggio, mentre rappresenta una continua tavola imbandita se ricade nel territorio di un branco: le conseguenze, in termini economici, possono diventare molto significative. I rimedi esistono e sono indicati, già sperimentati e già utilizzati dagli allevatori per ridurre e contenere l'impatto sulla propria attività in quelle aree in cui il carnivoro non si è mai estinto. Consistono soprattutto nella sorveglianza tradizionale degli animali, con la presenza al pascolo del pastore e di un adeguato numero di cani da guardiania, e nell'utilizzo di recinti elettrificati per la custodia notturna degli animali domestici. Chiaramente, tutto ciò non ha un costo nullo, ma soprattutto prevede un cambio radicale nel modo di gestire l'allevamento di cui, nel tempo, si è persa l'abitudine.

Un gruppo di Cervi (Cervus elaphus) si sposta circospetto in un'area tipicamente frequenta da Lupi - Opi (AQ), 16 dicembre 2018

Enti pubblici spesso offrono, se non gratuitamente, supporto economico per munirsi di recinti elettrificati e cani da guardiania. Varie regioni accantonano fondi per risarcire gli allevatori dagli eventuali danni subiti da Lupi e/o canidi in genere, anche se spesso le operazioni di rimborso sono viziate dalle lungaggini burocratiche che caratterizzano un po' tutti gli interventi pubblici. La presenza degli ibridi inoltre aumenta e complica l'applicazione delle normative.
C'è chi si erge a giustiziere macchiandosi di efferati e spesso plateali gesti di vigliacco bracconaggio.
C'è chi invoca l'abbattimento legale dei carnivori in numeri controllati e stabiliti, ma sembra che questa pratica non aiuti realmente a risolvere il problema della predazione sui domestici.
Le uccisioni per cause antropiche sono continue, principalmente sotto forma di atti di bracconaggio ed incidenti stradali: si stima che in Italia coinvolgono almeno 300 Lupi all'anno su una popolazione nazionale stimata in 2000-2500 esemplari. Tali uccisioni spesso vanno a destabilizzare l'equilibro dei branchi, soprattutto se coinvolgono gli individui riproduttori, con conseguente diminuzione della coesione del gruppo e delle capacità predatorie dei suoi membri che, quindi, sono portati a rivolgere l'attenzione su prede più facili da catturare, come appunto gli animali domestici.

Un giovane Cervo (Cervus elaphus) - Villetta Barrea (AQ), 29 dicembre 2018

Fermo restando che un nuovo sterminio difficilmente sarà accettato da un'opinione pubblica in cui, negli anni, la coscienza ecologica è sempre più cresciuta e la sensibilità ambientale è fortunatamente aumentata, la migliore strada sembra comunque essere la convivenza e la prevenzione, applicando correttamente i metodi già disponibili, in modo da rendere la predazione dei domestici troppo dispendiosa in termini energetici rispetto a quella sui selvatici. Un carnivoro selvatico come il Lupo si comporta come se effettuasse continuamente queste valutazioni tra costi e benefici prima di tentare o intraprendere un'azione predatoria. Rendere energeticamente difficile la predazione dei domestici significa indirizzare naturalmente il predatore verso la predazione dei selvatici disponibili, nonché verso l'occupazione stabile di aree in cui essi siano in densità tali da mantenerne la sopravvivenza. A sua volta, l'azione di selezione del Lupo sulle sue prede naturali rende queste numericamente controllate ed in salute, visto che le predazioni tendono ad eliminare naturalmente gli esemplari deboli e debilitati da malattie o ferite, almeno per le potenziali prede di taglia maggiore.

Corvi imperiali (Corvus corax) - Opi (AQ), 29 dicembre 2018

Saper coniugare le presenza del Lupo con le attività umane è una sfida dunque, nuova per le zone di recente ricomparsa del Lupo, che si spera sia affrontata con tutta quella razionalità ed intelligenza con cui spesso fregiamo la specie umana, senza dimenticare il diritto all'esistenza delle altre specie con cui condividiamo questa Terra.

Un Lupo appenninico (Canis lupus italicus) in ambiente controllato - Area faunistica del Lupo, Civitella Alfedena (AQ), 29 dicembre 2018


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