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Visualizzazione dei post da 2020

Creature dell'aria

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All'epoca, la piazza fungeva anche da parcheggio ed a Pizzo non è mai stato facile trovare un posto dove lasciare l'auto. Oggi sembra un salotto, ma allora, oltre alle storiche gelaterie, che occupavano meno spazio, sulla piazza si affacciavano anche negozi di abbigliamento, di scarpe, gioiellerie, barbieri e un cinema che però non frequentavamo poiché, se proprio c'era da vedere un film, si andava al panoramico Cinema Mele dove, a volte, ti poteva accogliere Gregurinu . Dal barbiere, le attese per il proprio turno potevano essere veramente lunghe e pertanto, dall'uscio della sala, c'era modo di dare un'occhiata alla piazza ed al cielo che la sovrastava. A primavera, era uno spettacolo: un carosello ininterrotto di uccelli che si inseguivano veloci e chiassosi tra le facciate dei palazzi, sfiorando allo stesso modo sia i tetti degli edifici che quelli, molto più bassi, delle macchine parcheggiate. Due Rondoni comuni ( Apus apus ) al tramonto - Pizzo Calabro (VV)

Vita e morte al Lago dell'Angitola

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Il nuovo sentiero che, in discesa, stavo iniziando a percorrere era stato reso fangoso dalle piogge dei giorni precedenti e l'argilla aveva subito appesantito i miei scarponi. Tutto intorno era lampante che i Cinghiali ( Sus scrofa ) avessero lavorato alacremente con quella perizia che solo loro sanno mettere per disfare la terra, rivoltare zolle erbose, spostare rami e trochi marci già riversi al suolo: si erano impegnati per bene, i segni erano freschi e probabilmente erano stati prodotti da più di un esemplare! Più in alto, oltre la strada, sul pendio ammantato di ulivi, c'erano dei cani, si sentivano benissimo i loro latrati che a tratti volgevano verso veri e propri ululati: da là sotto non potevo sapere se fossero liberi o custoditi. L'autunno mostra i suoi caldi colori anche nell'area del lago - Lago dell'Angitola (VV), novembre 2020 Decido di proseguire lo stesso... pochi passi e, come previsto, lo sguardo si apre sulla conca del lago. Nel corso dell'an

Dall'altro mondo

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Guardando da un'altra parte, un giorno mi disse che gli tornava spesso in mente quell'erba appiattita dai loro sederi, su quel pendio incolto che degradava verso il Drago. Raccontò che era maggio o forse giugno, e che su quel pendio volavano miriadi di insetti tra cui spettacoli e variegate farfalle senza nome se non quello che derivava dal colore che predominava sulle loro eleganti ali. Su di esso sfrecciavano Rondini, Balestrucci e Rondoni comuni compiendo a volte dei voli rasoterra che lo lasciavano meravigliato. Annuì a sé stesso mentre diceva che se la maestria di peripezia spericolata alberga in qualche uccello, questi è il Rondone comune, per la velocità con cui conduce i suoi voli apparentemente pazzi. A volte, li vedeva sfrecciare così vicino a sé stesso che si chiedeva come facessero a non curarsi della sua presenza, sentiva l'aria sibilare sul corpo saettante degli uccelli, come se questi fossero proiettili che gli passavano accanto. Mi confessò che la particolar