Sulle alte vie, tra Sassolungo e Gruppo Sella


Ricordi di un trekking sulle Dolomiti tra le province di Bolzano, Trento e Belluno svolto dal 30 luglio al 6 agosto 2005.

Questo trekking è stato ideato da un gruppo di cui era membro attivo Emanuele Joller che è stato colui che mi ha invitato a partecipare. I primi due giorni siamo stati sui sentieri del Gruppo del Sassolungo, i successivi su quelli del Gruppo del Sella, lambendo le pendici della Marmolada. Le Dolomiti hanno una lunga storia geologica che inizia circa 280 milioni di anni fa quando l’area dove oggi sorgono era una pianura che si trasformò in un mare tropicale. Qui si depositarono sedimenti ed erano attivi dei vulcani. In questo mare, piccoli quanto numerosi organismi costruirono scogliere, atolli e piccole isole per godere meglio della luce del Sole necessaria al loro sviluppo. Prima di spegnersi e di erodersi, i vulcani produssero forti eruzioni seppellendo e modificando le scogliere presenti. Sul suolo che ne derivò, grazie all'azione dei coralli, furono costruite nuove scogliere coralline e si formò una vasta piana costiera. Successivamente, la regione sprofondò nuovamente nel mare, favorendo ancora la formazione di depositi carbonatici: siamo all'epoca dei dinosauri. Da allora, si verificarono più fasi di inabissamento e di accumulo di sedimenti stratificati finché, a partire dalla fine del Giurassico, 65 milioni di anni fa, incominciarono a sollevarsi dei rilievi. Le enormi spinte verso l’alto dovute allo scontro tra la zolla europea e quella africana hanno innalzato questi strati, nati orizzontalmente, inclinandoli sino a quasi farli divenire verticali. Nelle epoche successive, l’azione dei ghiacciai e degli agenti atmosferici ha modellato e continua a modellare queste montagne così come oggi appaiono.

Il Gruppo del Sella visto da Sud sembra un'impenetrabile fortezza, protetta da verticali pareti che si innalzano da un sopraelevato basamento roccioso. Questa sua struttura a strati rivela la sua formazione nei tempi geologici: lo strato più alto è composto da Dolomia Principale che si è formata circa 220 milioni di anni fa da pianure alternate a lagune e stagni; lo zoccolo più in basso è composto da Dolomia Cassiana che si è invece formato da scogliere ricche di corallo circa 230 milioni di anni fa; lo strato intermedio è chiamato Formazione di Raibl ed è composta da rocce sedimentarie formatesi in una piana marina costiera alimentata da materiale eroso in cui vivevano molluschi dotati di conchiglie. Da questo versante, l'unica breccia d'accesso sembra essere la Forcella del Pordoi; la piramide sulla destra è Piz Boè (3.156 m), la vetta più alta del gruppo - Canazei (TN), 2 agosto 2005


Sabato 30/07/05: Rifugio Passo Sella - Rifugio Vicenza
Ci siamo ritrovati, una ventina di persone, presso il Rifugio Passo Sella (2.100 m) che sorge vicino all'omonimo e noto passo tra l'altoatesina Val Gardena e la trentina Val di Fassa. Erano le 15:30 circa, il cielo era poco nuvoloso e, con parte dei partecipanti, mi sono incamminato lungo il Sentiero 525 che dal passo porta al Rifugio Toni Demetz (2.681 m) che sorge nella Forcella del Sassolungo. Davanti a noi si elevavano imponenti le pareti dello Spallone del Sassolungo (3.081 m), delle Cinque Dita (2.998 m) e del Sasso di Levante (3.126 m).

Da destra verso sinistra, lo Spallone del Sassolungo (3.081 m), la Forcella del Sassolungo (2.681 m) con il rifugio Demetz, le Cinque Dita (2.998 m), la Forcella delle Cinque dita (2.785 m) ed il  Sasso di Levante (3.126 m) visti da presso il Passo Sella -  Selva di Valgardena (BZ), 30 luglio 2005


Sui prati presso il rifugio volavano alcuni Spioncelli (Anthus spinoletta) e dei Fringuelli alpini (Montifringilla nivalis); si sentiva, ma non si è fatta vedere, una Marmotta (Marmota marmota). Dopo una ripida salita, siamo giunti al Rifugio Demetz dove soffiava un forte vento da Ovest che spostava pesanti nuvoloni che si addensavano sul Gruppo del Sella e sulla Marmolada oscurandone in parte la vista.

Detriti e ghiaioni nella testata del Vallone del Sassolungo, presso l'omonima forcella - Santa Cristina Valgardena (BZ), 30 luglio 2005

La prima salita è stata impegnativa con lo zaino che pesava sulle spalle. In testa mi frullavano i ricordi della mia recente visita a mia nonna che mi aveva provocato forti emozioni, le impressioni sui componenti del gruppo appena conosciuti e i pensieri sulla mia condizione fisica soprattutto in relazione al primo pernottamento che si sarebbe svolto a quota subito elevata, senza quindi un graduale acclimatamento.

La conca detritica alle spalle delle Cinque Dita - Santa Cristina Valgardena (BZ), 30 luglio 2005


Seguendo il medesimo sentiero, abbiamo iniziato la discesa sull'altro versante della catena lungo il Vallone del Sassolungo. Il cielo si era aperto, il sole illuminava le bianche pareti rocciose del versante Ovest della catena, la vista si allungava sino alla verde vallata sottostante, si sono visti i primi Gracchi alpini (Pyrrhocorax graculus).

Un Gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus), un corvide tipico degli ambienti d'alta quota - Santa Cristina Valgardena (BZ), 30 luglio 2005 


Ben presto siamo giunti alla nostra prima meta, il Rifugio Vicenza (2.253 m), che ci avrebbe accolti per la prima notte. Dopo la cena al rifugio e le chiacchiere di rito, la notte è scivolata tranquilla sino al giorno dopo.

Il Rifugio Vicenza (2.253 m) nel Vallone del Sassolungo - Santa Cristina Valgardena (BZ), 30 luglio 2005


Il Pian de Cunfin visto da presso il Rifugio Vicenza - Santa Cristina Valgardena (BZ), 30 luglio 2005


Domenica 31/07/05: Rifugio Vicenza - Rifugio Friedrich August
Era prevista la prima delle tre ferrate contenute nel programma. Il cielo era quasi sereno con nuvoloni e nebbia che sarebbero arrivati più tardi nel corso della mattinata. Uscito dal rifugio, dopo colazione, ho visto vari Fringuelli alpini posati a terra nei suoi pressi. Nell'aria si spostavano in volo numerosi Gracchi alpini. 

Le rocciose cime, a strati quasi verticali, che coronano la Conca del Sassopiatto con Il Dente (3.001 m) - Santa Cristina Valgardena (BZ), 31 luglio 2005


Dopo un tratto su ghiaioni, abbiamo raggiunto l’attacco della Ferrata Oskar Schuster, la mia prima ferrata. I primi avevano già iniziato a salire lungo il percorso attrezzato, io ero con Giorgio e Michela, che mi precedevano, ed Emanuele e Stefano che mi seguivano. Questi ultimi mi hanno aiutano psicologicamente e fisicamente nei tratti più difficili.

La detritica Conca del Sassopiatto sovrastata da Il Dente (3.001 m): sulla destra si notano alcuni escursionisti che percorrono il sentiero che conduce all'attacco della Ferrata Oskar Schuster che permette di raggiungere, da questo versante, la Cima di Mezzo del Sassopiatto (2.958 m) - Santa Cristina Valgardena (BZ), 31 luglio 2005


Più che una ferrata mi è sembrata un'arrampicata: in molti tratti esposti non c’era nessuna forma di protezione, nemmeno un cavo, una disattenzione poteva costarti caro. Lungo il tragitto la mia tensione aumentava, in almeno tre punti ho trovato difficoltà nell'individuare i giusti appigli che probabilmente proprio mancavano, ho capito che il tragitto sarebbe stato molto rischioso, ma non si poteva tornare indietro, si poteva solo andare avanti sperando nell'aiuto divino. Lo stress accumulato mi ha impedito di godere dei possibili panorami che spesso si traducevano in strapiombi e un paio di volte ho temuto di non farcela. Alla fine però siamo giunti ad una forcella piana che, in breve, ci ha permesso di arrivare alla croce metallica che è installata sulla Cima di Mezzo del Sasso Piatto (2.958 m) presso il quale parte del nostro gruppo ed altri escursionisti erano già seduti ad integrare le energie perse. Ho baciato la croce e mi sono ripetuto che, nei prossimi giorni, non avrei percorso le altre ferrate previste a programma che, sulla carta, erano dichiarate ancora più difficili di questa.

Sulla Cima di Mezzo del Sasso Piatto (2.958 m), dopo aver percorso la Ferrata Oskar Schuster - Campitello di Fassa 31 luglio 2005


Il panorama era offuscato da una fitta nebbia ed il vento da Ovest ci raffreddava mentre consumavamo un pezzo di cioccolata o un panino. Tutto intorno volavano o si muovevano i Gracchi alpini. Una lunga discesa su ghiaioni e sentiero impervio, durante la quale lo sguardo andava dal Massiccio dello Sciliar al Gruppo del Catinaccio, ci ha condotto in ordine sparso verso il Rifugio Sasso Piatto (2.300 m) dove, finalmente, ho potuto integrare le risorse idriche e quelle energetiche con un corposo pezzo di strudel.

Il Gruppo del Catinaccio visto dal sentiero che dalla Cima di Mezzo del Sassopiatto scende all'omonimo rifugio, visibile in basso nella foto - Campitello di Fassa 31 luglio 2005


I Denti di Terrarossa visti dal sentiero che dalla Cima di Mezzo del Sassopiatto scende all'omonimo rifugio - Campitello di Fassa 31 luglio 2005


Il Massiccio dello Sciliar visto dal sentiero che dalla Cima di Mezzo del Sassopiatto scende all'omonimo rifugio - Campitello di Fassa 31 luglio 2005


Mi sono fermato per un bel po’, insieme a Giorgio, Michela e Stefano, per poi avviarmi lungo il Sentiero 557 che, tagliando quasi in piano i verdi pendii, prima ha toccato il Rifugio Pertini (2.300 m) e poi il Rifugio Friedrich August (2.298 m) dove avremmo trascorso la notte.

Particolari cime del Gruppo del Catinaccio - Campitello di Fassa 31 luglio 2005


Il Gruppo del Catinaccio visto dal sentiero che dal Rifigio Sassopiatto conduce al Rifugio Friedrich August - Campitello di Fassa 31 luglio 2005


L’accogliente rifugio ci ha consentito di fare una doccia calda mentre il cielo si copriva completamente ed iniziava a piovere leggermente. Intorno al rifugio, ho fotografato un adulto di Fringuello alpino che imbeccava due giovani da poco involati e degli Yak (Bos grunniens).

Un adulto di Fringuello alpino si aggira presso il Rifugio Friedrich August (2.298 m) - Campitello di Fassa 31 luglio 2005


Ancora una volta, non mi era stato possibile vedere le Marmotte che però si sono fatte sentire abbondantemente. Durante l’escursione, ho avuto modo di vedere i primi Corvi imperiali (Corvus corax). La notte è stata agitata dai ricordi dell’esperienza vissuta durante la mattinata: c’è voluto del tempo per smorzare lo stress accumulato!

Il Sasso di Levante (3.114 m) cinto dalla nebbia nel Gruppo del Sassolungo - Campitello di Fassa 31 luglio 2005


Lunedì 01/08/05: Rifugio Friedrich August - Rifugio Boè
Sotto un cielo in prevalenza nuvoloso, siamo stati impegnati nel lungo trasferimento verso il Gruppo Sella. Dal Rifugio Friedrich August, seguendo l’ultimo tratto del Sentiero 557, ho raggiunto il punto in cui avevo parcheggiato l’auto (poco sopra il Rifugio Passo Sella, al parcheggio della Telecabina) al fine di lasciare dei panni sporchi e prendere qualche bene di sostentamento utile durante il percorso; Emanuele mi ha accompagnato. Da qui abbiamo raggiunto parte della compagnia che ci attendeva all'Hotel Maria Flora: Stefano ed i due Andrea.

Una Stella Alpina (Leontopodium alpinum) nella Val Lasties - Canazei (TN), 1 agosto 2005


Seguendo la strada statale, abbiamo raggiunto l’imbocco del Sentiero 656: questo, prima discende in un canalone e poi sale sino ad intercettare il Sentiero 647 che percorre tutta la Val Lasties per raggiungere successivamente il Rifugio Boè (2.871 m), in mezzo al Gruppo del Sella, che ci avrebbe ospitato per la notte. Durante il percorso, si sono fatte vedere le prime Nocciolaie (Nucifraga caryocatactes) ed i primi Codirossi spazzacamino (Phoenicurus ochruros) oltre ai soliti Gracchi alpini e Corvi imperiali. Varie Stelle alpine (Leontopodium alpinum) in fiore spuntavano tra la bassa vegetazione.

Il sentiero della Val Lasties si incunea tra i contrafforti del Gruppo del Sella - Canazei (TN), 1 agosto 2005


La lunga salita, tra paesaggi lunari, ghiaioni, morene e doline ha toccato il Pian de Roces prima di giungere alla Forcella d’Antersas in cui si incrocia il Sentiero 666 Alta Via Dolomiti. Prima della forcella, abbiamo visto uno Stambecco (Capra ibex) intento a brucare l’invisibile vegetazione tra le pietre.

Pareti dolomitiche in Val Lasties, si nota ancora la stratificazione orizzontale - Canazei (TN), 1 agosto 2005


Guardando, dal Pian de Roces, verso il fondovalle della Val Lasties - Canazei (TN), 1 agosto 2005


Alla forcella d’Antersas si apre lo sguardo lungo la Val de Mesdì con le verticali torri erose che la contornano tra cui spiccano la Torre Berger (2.861 m) ed il Bec de Mesdì (2.967 m). Da lì a poco, sarebbe apparso il Rifugio Boè.

La verticale Torre Berger (2.861 m) nel Gruppo del Sella - Corvara in Badia (BZ), 1 agosto 2005


Il Rifugio Boè (2.871 m) con lo sfondo del Bec de Mesdì (2.967 m) e del Daint de Mesdì (2.881 m) - Canazei (TN), 1 agosto 2005


Il pomeriggio l’ho dedicato a ritemprare il corpo girovagando intorno al rifugio, ai piedi del Piz Boè (3.156 m) ed ai bordi della Val Mesdì. Dopo cena, un gruppo di otto adulti e sette giovani di Camoscio alpino (Rupicapra rupicapra) si è avvicinato al laghetto presso il rifugio permettendoci di ammirarli a lungo prima di sparire sulle pietraie ammantate dalla nebbia.

Ai bordi della profonda Val Mesdì con L'Antersass (2.907 m), il Pisciadù (2.985 m), il Bec de Mesdì (2.967 m) e del Daint de Mesdì (2.881 m); sul fondo, la verde Val Gardena da cui si sollevano i contrafforti dell'Olde Puez  - Canazei (TN), 1 agosto 2005


Martedì 02/08/05: Rifugio Boè - Rifugio Ettore Castiglioni alla Marmolada
Sotto un cielo variabile che non ci ha risparmiato la pioggia nell'ultimo tratto del percorso e nel tardo pomeriggio, ci siamo trasferiti al Rifugio Ettore Castiglioni alla Marmolada (2.044 m) che sorge sulle rive del Lago Fedaia alle pendici della Marmolda stessa. Dal Rifugio Boè, seguendo il Sentiero 627, abbiamo raggiunto il Rifugio Forcella del Pordoi (2.829 m) e quindi il Rifugio Maria (2.950 m) sul Sasso Pordoi da dove abbiamo preso la cabinovia per scendere al Passo Pordoi: i più arditi, sono scesi a piedi lungo lo scomodo sentiero detritico.

Il paesaggio lunare nel cuore del gruppo del Sella, guardando verso la Forcella del Pordoi - Canazei (TN), 1 agosto 2005


Dalla balconata del Rifugio Maria lo sguardo spaziava dal Sassolungo al Catinaccio ai ghiacciai dalla Marmolada tra i banchi di nebbia che risalivano velocemente lungo i valloni.

La Marmolada ed i suoi ghiacciai visti dalla Forcella del Pordoi: si tratta del gruppo più alto delle Dolomiti, la sua quota massima è raggiunta dalla Punta Penia (3.343 m); il suo ghiacciaio è il più esteso delle Dolomiti- Canazei (TN), 2 agosto 2005


La maestosità del Gruppo del Sassolungo visto dal Sass Pordoi (2.950 m), cima Sud occidentale del Gruppo del Sella - Canazei (TN), 2 agosto 2005


Al Passo Pordoi (2.239 m), dopo aver fatto scorta di acqua potabile, ci siamo avviati lungo il bel Sentiero 601 Viel del Pan che, tra lussureggianti pendii erbosi e splendide viste sulla Marmolada, ci ha permesso di vedere le prime Marmotte. Questo sentiero, collegando il Passo Fedaia (al confine con il Veneto) con il Passo Pordoi, era utilizzato dai commercianti di farina per muoversi più rapidamente in zona, evitando quindi l'uso della strada di fondo valle più lunga e dispendiosa. La farina, usata per fare il pane, veniva barattata nelle valli ladine con oggetti di artigianato. È proprio da questa originaria funzione che questo sentiero prende il sui appellativo. 

Il Sass Pordoi (2.950 m) ammantato dalla nebbia e la forcella del Pordoi visti da presso il Passo Pordoi - Canazei (TN), 2 agosto 2005


I verdi pendii lungo cui si snoda la panoramica Viel del Pan - Canazei (TN), 2 agosto 2005


Come già detto, la pioggia ci ha bagnato nell'ultimo tratto del sentiero, ma al rifugio abbiamo potuto usufruire di una doccia calda. Prima di cena era d’obbligo una passeggiata lungo lo sbarramento del lago, dopo cena ci abbiamo riprovato ma la temperatura rigida ed il vento ci ha costretto a rientrare prima del previsto.

Il Lago Fedaia visto dalla Viel del Pan - Canazei (TN), 2 agosto 2005


Mercoledì 03/08/05: Rifugio Ettore Castiglioni alla Marmolada - Rifugio Ettore Castiglioni alla Marmolada
Sotto un cielo variabile, la maggior parte del gruppo si è incamminata verso l’attacco della Ferrata delle Trincee che in parte ricalca camminamenti e strutture militari costruite ed utilizzate durante la Prima Guerra Mondiale che da queste parti si è combattuta, in un ambiente a volte proibitivo, tra Austriaci ed Italiani. Avendo deciso di non attaccare altre ferrate, io, Michela ed Ilaria abbiamo raggiunto Canazei (TN) in auto. Qui Ilaria proseguiva per Roma, Michela si fermava in paese, io ho proseguito con i mezzi pubblici sino al Rifugio Sella dove, nell'auto, ho recuperato un po' di materiale ed alcune vivande. Alle 11:30 ero di nuovo a Canazei dove, in piena solitudine, mi sono incamminato lungo il Torrente Alvisio sino a contattare il Sentiero 605 che, percorrendo tutta la valle di tale corso d'acqua, porta sino alla diga del Lago Fedaia.

Il Gruppo del Catinaccio visto da oriente - Canazeai (TN), 3 agosto 2005


Presso i centri abitati che ho attraversato si sono visti e sentiti Balestrucci (Delichon urbicum), Rondini montane (Ptyonoprogne rupestris), Fringuelli (Fringilla coelebs), Cardellini (Carduelis carduelis), Ballerine bianche (Motacilla alba), Merli (Turdus merula) e Capinere (Sylvia atricapilla). Ho seguito il sentiero citato, attraversando boschi di Larice e Abete rosso nonché radure quasi sempre non lontano dello scrosciante torrente. Durante il percorso, ho incontrato varie Nocciolaie, un Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula) maschio, un giovane di Pettirosso (Erithacus rubecula) ed una Marmotta mentre ho sentito il canto del Lui piccolo (Phylloscopus collybita) e dello Scricciolo (Troglodytes troglodytes). Nell'ultimo tratto del sentiero, un breve scroscio di pioggia mi ha costretto ad indossare gli indumenti impermeabili.

Il Colac, ai margini orientali della Marmolada, visto dalla Viel del Pan - Canazei (TN), 2 agosto 2005


Arrivato al Rifugio Castiglioni ho fatto una doccia calda e poi sono uscito nuovamente per fare una passeggiata intorno al lago. In questa occasione ho avuto modo di osservare con il binocolo una Marmotta di vedetta, un Gheppio (Falco tinnunculus) in caccia ed un Corvo imperiale impegnato in un lungo volo battuto che ha avuto come conseguenza anche un’interazione con il vociante Gheppio.

Il ghiacciaio del versante Nord della Marmolada: come gli altri ghiacciai delle Alpi, anche questo si è molto ritirato - Canazei (TN), 2 agosto 2005


Giovedì 04/08/05: Rifugio Ettore Castiglioni alla Marmolada - Rifugio Franz Kostner al Vallon
Il cielo si è presentato poco nuvoloso al mattino e coperto nel pomeriggio. La temperatura si era abbassata rispetto ai giorni precedenti. In autobus, abbiamo raggiunto Canazei, quindi Passo Pordoi e successivamente il Passo di Campolongo (BL) (1.875 m). Splendida la vista sulle Tofane.

Le Tofane, il Nuvolau ed il Sorapis visti dal sentiero che dal Passo di Campolongo (BL) (1.875 m) porta al Rifugio Franz Kostner  (2.500 m) - Corvara in Badia (BZ), 4 agosto 2005


Dal passo abbiamo imboccato il Sentiero 636, quindi il 637 ed infine il 638 che in breve ci ha condotto al Rifugio Franz Kostner al Vallon (2.500 m), piccolo ed accogliente, colmo di escursionisti e con una splendida vista.

Il Rifugio Franz Kostner nell'anfiteatro naturale del Vallon (2.500 m) - Corvara in Badia (BZ), 4 agosto 2005


Gli ambienti attraversati, sotto un cielo minaccioso, erano vari e davano un senso di selvaggio specialmente quando si penetrava nella zona in cui crescevano i bassi pini mughi. Al rifugio, la vista spaziava dalla Marmolada, al Civetta (3.218m), al Pelmo (3.168 m), all’Antelao (3.263 m), al Sorapiss (3.205 m) nonché alle Tofane (3.243 m), alle vette austriache ed alle Dolomiti di Fanes. Si dominava inoltre la sottostante valle del Livinallongo del Col di Lana e la Val Badia.

Il Sorapis (3.205 m) e l'Antelao (3.168) a destra - Corvara in Badia (BZ), 4 agosto 2005


Nel pomeriggio ho fatto un giro nel Vallon, ho osservato i numerosi Fringuelli alpini presenti intorno al rifugio nonché i Gracchi alpini ed i Corvi imperiali.

Il ghiacciaio della Marmolada visto da presso il Rifugio Franz Kostner (2.500 m); in questa foto si vede bene anche la più bassa catena scura de La Mesola (2.727 m) - Corvara in Badia (BZ), 4 agosto 2005


Con l’avanzare del pomeriggio, la temperatura si è abbassata sempre di più raggiungendo ben presto i 4° centigradi: ha incominciato a fioccare e, durante la notte, la fontana esterna al rifugio si è completamente gelata. La cena è stata buona ed abbondante ed incentrata sui percorsi che avremmo effettuato il giorno seguente.

Il Rifugio Franz Kostner (2.500 m) con parte delle Dolomiti Orientali sullo sfondo: da sinistra verso destra, Piz d' Lavareda (3.055 m) e Piz dles Conturines (3.064 m), passando per la Croda Rossa d'Ampezzo (3.146 m), le tre Tofane di Dentro (3238 m), di Mezzo (3.244 m), di Roses (3.225 m) precedute dal Lagazuoi ed infine il Sorapis (3.205 m) - Corvara in Badia (BZ), 4 agosto 2005


Venerdì 05/08/05: Rifugio Franz Koster al Vallon - Rifugio F. Cavazza al Pisciadù
Al risveglio siamo stati salutati da un cielo limpido e sereno, si trattava del primo giorno con delle condizioni di visibilità così buone anche se il freddo era pungente. La sera precedente avevo pensato di tagliare l'intero Gruppo del Sella, transitando per la sua cima più alta. Insieme ad alcuni compagni, mi sono avviato verso il Sentiero 672 Cresta Strenta che, dopo un tratto attrezzato ed esposto, si inoltra nel gruppo alle pendici del Piz Boè (3.156 m). Ben presto ho distanziato i compagni ed ho raggiunto i 3.000 m del Piz Lech Dlace e della Cresta Strenta. Splendido il colpo d’occhio sulle montagne intorno che abbracciava il Piz da Lech, il Pisciadù e tutte le montagne intorno al Gruppo Sella sino ai ghiacciai austriaci e all’Ortles.

Le Cime del Vallon (2.905 m) nel Gruppo del Sella, oltre all'inconfondibile struttura orografica del Sass della Croce (3.026 m) nelle Dolomiti di Fanes - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


Sull'area cresta presso il Piz Lech Dlace (3.009 m) guardando verso l'altro versante della Val Mesdì - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


Sull'area cresta presso il Piz Lech Dlace (3.009 m) guardando verso il Gruppo del Puez - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


Ancora una vista sulla Marmolada dal sentiero 672 Cresta Strenta che, dal versante Est, raggiunge il Piz Boè nel Gruppo Sella - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


Il Piz Boè (3.156 m), con la Capanna Fassa, visto dal sentiero 672 Cresta Strenta - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


La vista è rimasta pressoché invariata sino al Piz Boè dove mi sono fermato, sulla balconata della Capanna Fassa, per godermela meglio.

Il Catinaccio ed il Sassolungo visti dal Piz Boè (3.156 m) - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


La Marmolada vista dal Piz Boè (3.156 m) - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


Le irte strutture orografiche del Sass della Croce (3.026 m) nelle Dolomiti di Fanes, viste dal Piz Boè (3.156 m), sullo sfondo le Alpi Austriache - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


Dal Piz Boè ho raggiunto senza problemi il Rifugio Boè ed il Sentiero 666 che mi avrebbe condotto al Rifugio F. Cavazza al Pisciadù (2.585 m) ed al vicino laghetto. Il percorso si avvicina alla Val Mesdì, che scende verso la Val Gardena. 

Una foto ricordo dalla testata della spettacolare Val Mesdì con in fondo la verde Val Gardena da cui si elevano i contrafforti del Gruppo del Puez e lo sfondo delle Dolomiti di Fanes - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


Durante il percorso, tra le altre specie d’uccello già segnalate nei giorni precedenti, occorre ricordare l'osservazione dell’unico Culbianco (Oenanthe oenanthe) visto durante l'intero trekking. Arrivato al rifugio ho incontrato Flavio che aveva finito da poco di percorrere la Ferrata Tridentina, gli altri sono arrivati più tardi.

Il Rifugio F. Cavazza (2.585 m) ed il laghetto del Pisciadù - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


Al rifugio mi sono sistemato con calma in camera e mi sono lavato per poi girovagare intorno allo stesso. Con il binocolo, abbiamo visto, su una morena sovrastante il lago, cinque Camosci adulti e due giovani che stavano riposando accovacciati tra le pietre del pendio. L’ora di cena è arrivata presto ed anche i successivi giochi di gruppo. Dopo, nonostante il cielo sereno, sono uscito solo pochi minuti dal rifugio poiché il freddo era intenso.

Il Rifugio F. Cavazza al Pisciadù (2.585 m) - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


Sabato 06/08/05: Rifugio F. Cavazza al Pisciadù - Passo Gardena
Di buon’ora e con una scarsa colazione, dopo aver salutato Emanuele, io e Bruno abbiamo iniziato la discesa verso valle seguendo l’ultimo tratto scosceso ed esposto del Sentiero 666 che ci ha permesso di attraversare la Val Setus.

Il ripido sentiero, in parte attrezzato, che discende la scoscesa Val Setus verso Passo Gardena (2.121 m) - Corvara in Badia (BZ), 5 agosto 2005


Dopo un paio di orette di cammino, abbiamo raggiunto Passo Gardena (2.121 m) dove ci hanno raggiunto Flavio, Matteo, Lucia e Carla. Lungo il sentiero, oltre ai soliti Gracchi alpini, già in vista del passo, si sono fatti vedere due Fanelli (Carduelis cannabina). Dal passo, abbiamo preso un autobus che con cambio a Plan de Gralba (BZ) ci ha portato al Rifugio Passo Sella dove abbiamo recuperato le auto ed ognuno si è avviato verso la sua propria destinazione.

Di questo trekking resteranno gli scenari goduti e conquistati con l'incedere di lenti passi mossi in un contesto montuoso per certi versi sorprendente; il fruttuoso confronto con se stessi ed i propri limiti, presunti o reali che siano; la compagnia, ma anche la riflessiva solitudine vissuta lungo alcuni percorsi, anche in mezzo agli altri, comunque necessaria per compiere il proprio cammino interiore in atmosfere montane da cui spesso si riescono a cogliere emanazioni che sembrano espressioni del Divino.

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Non resta che salutare i partecipanti al trekking e ringraziare gli ideatori del percorso e sopratutto l'amico Emanuele Joller per avermi coinvolto in questa esperienza.

Nello scrivere questo post si sono consultati vari siti internet tra cui quello della Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO ed in particolare le pagine dedicate alle Dolomiti. Si sono inoltre consultati anche alcuni numeri della rivista Meridiani Montagne, con le relative cartine allegate, ed in particolare:
  • il n° 24 di gennaio 2007 dedicato al Gruppo del Sella
  • il n° 29 di novembre 2007 dedicato alle Dolomiti di Fanes
  • il n° 36 di gennaio 2009 dedicato al Sassolungo

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