Quando la lotta si fa dura
La scorsa primavera, così come quella precedente, alcune aree della provincia romana sono state soggette ad invasioni di Lymantria dispar.
Si tratta di una falena, nota anche come Bombice dispari, le cui popolazioni, periodicamente, mostrano fenomeni esplosivi durante i quali i pelosi bruchi, in numeri impressionanti, svolgono azioni defoglianti su interi boschi di latifoglie. Quando si dice defoglianti, non è un’esagerazione perché le chiome degli alberi, nei casi più eclatanti, si presentano senza nemmeno una foglia, come se fosse pieno inverno e non primavera avanzata.
Ne ho avuto la prova visitando, ignaro del fenomeno in atto e dopo il Lockdown, alcune zone dei Monti della Tolfa, in particolate le pendici del Monte Acquatosta (RM) ed i boschi attorno a Canale Monterano (RM), ma anche il Bosco Macchia Grande di Manziana (RM). In realtà, l'anno scorso, anche presso i Laghi di Percile (RM), alle pendici dei Monti Lucretili, a quasi 80 km in linea d’aria dei luoghi già citati, i bruchi di tale falena erano abbondantemente presenti.
Queste esplosioni sono contrastate da antagonisti naturali, tra cui Calosoma sycophanta. Si tratta di un coleottero, noto anche come Sicofante, che, da adulto, ha elitre di colore verde metallico che però assumono tonalità rossastre in funzione della luce che incide su di esse.
Sia da adulto che allo stato larvale, si nutre di bruchi e crisalidi di lepidotteri tra cui quelli di Lymantria dispar: l'anno scorso, non è stato difficile vedere gli adulti correre o volare nelle aree boschive più compromesse da tale falena.
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Un bruco di Lymantia dispar sfida la sorte avvicinandosi ad un adulto di Calosoma sycophanta suo antagonista naturale - Canale Monterano (RM), maggio 2020 |
Una delle osservazioni più interessanti è stata possibile farla al Bosco Macchia Grande di Manziana. Si tratta di un bosco dominato dalle querce, tra cui principalmente il Cerro (Quercus cerris) e il Farnetto (Quercus frainetto). Lo scorso maggio, la copertura arborea era pesantemente compromessa dall'azione di una moltitudine di bruchi di Lymantria dispar. In mezzo a tante querce con rami quasi totalmente privi di foglie, una aveva invece una chioma folta e verde: presso una sterrata che attraversava il bosco, sembrava incredibile che avesse conservato le sue foglie con i tanti esseri affamanti di verde che c'erano intorno.
Avvicinandomi alla pianta, ho notato che la parte bassa del suo scuro tronco era coperta da un tappeto di brulicanti e piccole formiche, appartenenti alla specie Liometopum microcephalum: la fitta barriera, larga quasi un metro, era, in alcuni punti, interrotta da bruchi di Lymantria dispar inchiodati nelle loro posizioni e circondati da formiche.
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Una larva esanime di Lymantia dispar è circondata, alla base di un tronco di quercia, da una schiera di Liometopum microcephalum - Manziana (RM), maggio 2020 |
Questa formica, nota anche come Formica delle querce, ha una distribuzione non uniforme nel nostro Paese e tende ad occupare gli alberi, generalmente querce, senza però danneggiarli. Per nidificare, sfrutta piuttosto le gallerie scavate dai parassiti delle pianta difendendola successivamente dai parassiti stessi che diventano parte della loro dieta.
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L'azione coordinata delle operaie di Liometopum microcephalum ha la meglio su una più grande larva di Lymantia dispar - Manziana (RM), maggio 2020 |
Altri bruchi, della stessa specie, tentavano di forzare il blocco avanzando spedite sulle formiche che, a loro volta, cercavano di fermarle: nella loro decisa corsa, dovevano arrestarsi un attimo per scuotere vigorosamente il corpo, nel tentativo di liberarlo da chi aveva già afferrato, con le mandibole, qualche loro pelo.
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Una larva di Lymantia dispar scuote violentemente il capo per contrastare l'azione di disturbo perpetrata dalle operaie di Liometopum microcephalum - Manziana (RM), maggio 2020 |
Non so se la fortuna di quest'albero fosse solo quella di avere, alla sua base, una così nutrita colonia di tali di formiche o se ci fossero altri fattori che giocassero altri ruoli nella situazione in essere. Sicuramente, la loro presenza sembrava frenare l'avanzata degli assalitori che arrivavano dal basso, mentre la posizione della pianta, un po' discosta dal resto del bosco, doveva limitare le possibili vie di invasione alla stessa. Non so nemmeno dire se, col tempo, i pelosi invasori non avessero avuto comunque la meglio sugli sforzi delle schiere dei difensori.
So solo che, fino a quel momento, quell'albero poteva continuare i suoi processi clorofilliani non avendo subito la disastrosa sorte dei suoi vicini, sui cui tronchi non ho notato la presenza di formiche che conducessero una così strenua lotta.
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