Un assaggio di Svalbard

Dopo chilometri di mare coperto da un continuo strato di nubi, finalmente, si incomincia a vedere un po’ di terra: valli scavate da torrenti e fiumi con lingue di neve o di ghiacciaio che si insinuano tra più alte e lontane alture, pendii spogli o coperti da tonalità verdi, rossastre e scure, con affioramenti modellati dalle acque di scioglimento delle nevi. L’aereo ha già iniziato le manovre di discesa che lo porteranno all’aeroporto di Longyearbyen, il centro amministrativo, abitato costantemente tutto l’anno, più a Nord del globo, nonché l’area urbana più importante delle Svalbard con poco più di 2.000 abitanti. Per allinearci alla pista d’atterraggio, arriviamo da Sud-Est sorvolando l’Adventdalen (la Valle dell’Avvento) formato dal Adventdalselva ovvero il fiume della Valle dell'Avvento, sfilando a sinistra di Longyearbyen.

Parte degli edifici residenziali di Longyearbyen che si affacciano sull'Adventfjorden; sede amministrativa del Governatore delle Isole Svalbard, con una popolazione residente di poco più di 2000 persone, Longyearbyen rappresenta il centro più a Nord della Terra abitato per tutto l'anno   

È tardo pomeriggio, ma è pieno giorno: siamo nel periodo dell’anno in cui, a queste latitudini, il Sole non tramonta mai, regalando ventiquattro ore di piena luce: il buio non esiste! Recuperiamo i bagagli e prendiamo l’autobus che ci porterà al nostro alloggio, un confortevole appartamento che si trova nella parte alta di Longyearbyen; organizziamo e consumiamo la cena, quindi si esce per un primo approccio con il nuovo ambiente.

Alture intorno a Longyearbyen

La cittadina è sorta agli inizi del 1900 come centro minerario utile all'estrazione di carbon fossile di prima qualità; distrutta dai tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale, è stata ricostruita successivamente. Con il tempo, le miniere sono state via via chiuse, benché ne rimangano le indelebili tracce; il centro ha assunto caratteristiche e strutture utili a soddisfare le esigenze turistiche, settore questo che probabilmente è divenuto quello di maggior traino per l’economia locale.

Lo Sverdruphamaren è la montagna, terminante in un altipiano sommitale, che con i suoi costoni chiude la vista ad Ovest di Longyearbyen; nei suoi fianchi si aprivano alcune miniere di carbone e sono ancora visibili i piloni in legno che sostenevano l'infrastruttura di funi che serviva a trasportare verso il porto i carrelli ricolmi di carbone

L’area di questo centro urbano è l’unica di tutto l’arcipelago in cui è consentito muoversi senza avere con sé un’arma da fuoco e una pistola lanciarazzi: sull’arcipelago vive l’Orso polare (Ursus maritimus), qualcuno sostiene con una popolazione maggiore di quella umana. La realtà è un po' diversa e si stima che alle Svalvard viva una popolazione di 300 esemplari di orsi. La possibilità di avere un incontro ravvicinato con uno di loro non è, però, un evento da poter escludere a priori limitandosi a sperare che, in caso avvenisse, il carnivoro sia solo interessato ad annusare la tua natura umana senza approfittare dell’occasione propizia per banchettare.

Su queste isole, il Corriere grosso (Charadrius hiaticula) è considerato un nidificante comune ma con distribuzione discontinua - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Un giovane Corriere grosso (Charadrius hiaticula), probabilmente nato in zona - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Per le nostre uscite nei giorni successivi, ci siamo sempre affidati ad agenzie locali e, nei percorsi terrestri, il fucile era sempre sulle spalle della guida pronta a dissuadere, anche con la pistola lanciarazzi, l’eventuale orso da ogni possibile avvicinamento; dissuadere... uccidere un orso non è consentito se non in casi estremi; chi lo fa è sottoposto ad indagini per verificare se ha messo in atto tutte le misure dissuasive previste, prima di arrivare all’estrema azione: si tratta di animali protetti su tutto il territorio! Si dice che la pistola lanciarazzi serva a salvare l'orso, spaventandolo e spingendolo ad allontanarsi, ma il fucile serva a salvare l'uomo qualora il carnivoro non desista dall'avvicinarsi.

Lo Zigolo delle nevi (Plectrophenax nivalis) è il passeriforme normalmente visibile a Longyearbyen; nidifica in ambienti aperti privi di alberi come quelli di tundra - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023


Per le vie, forse per l'ora, non abbiamo incontrato tante persone ed è stato possibile osservare i primi abitanti non umani dell’isola: un Corriere grosso (Charadrius hiaticula) in alimentazione lungo un piccolo corso d’acqua, un maschio di Renna delle Svalbard (Rangifer tarandus platyrhynchus), anche lui in alimentazione, un nutrito assembramento di famiglie di Oche facciabianca (Branta leucopsis), due o tre Zigoli delle nevi (Plectrophenax nivalis).

I maschi delle Renna delle Svalbard (Rangifer tarandus platyrhynchus) hanno palchi più grandi delle femmine che cadono e ricrescono ogni anno; saranno pronti per la stagione degli amori quando serviranno a stabilire le gerarchie tra maschi, utili a definire gli esemplari più prestanti ed idonei a mantenere degli harem di femmine con cui accoppiarsi - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

L'Oca facciabianca (Branta leucopsis) è probabilmente la specie più abbondante e visibile nel centro di Longyearbyen - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Vocianti stormi di uccelli volavano, all'unisono ed alti, al disopra delle alture che sovrastano l’abitato: si dimostreranno Gazze marine minori (Alle alle) intorno alle colonie di nidificazione; le stesse aree rocciose erano pattugliate dai grandi e chiari Gabbiani glauchi (Larus hyperboreus) probabilmente in cerca di prede. In un altro corso d’acqua erano presenti dei Piovanelli violetti (Calidris maritima) e di nuovo dei Corrieri grossi, tra cui un giovane dell’anno mentre è probabile che uno degli adulti fosse lo stesso esemplare osservato precedentemente.

Il Piovanello violetto (Calidris maritima) è un altro tipico abitante della tundra dove nidifica lungo le coste o nelle marcite dei fianchi montani - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

La mattina del giorno successivo siamo ancora nella cittadina dove facciamo visita allo stand del Polar Bears International, un’organizzazione che si occupa di studio e conservazione delle popolazioni globali di Orso polare; poi è la volta del Museo delle Svalbard che racconta la presenza umana su queste isole a partire dalla loro scoperta, considerando il rapporto con gli animali che vi vivono, le spedizioni che hanno fatto tappa da queste parti, la vita dei cacciatori di pellicce, dei minatori e dei balenieri. A partire dal tardo pomeriggio, siamo stati impegnati in un’uscita di whale watching in cerca di uccelli marini e cetacei. Al porto, dove ci attendeva una motonave, sono state possibili le prime osservazioni più ravvicinate con Edredoni (Somateria mollissima), Sterne codalunga (Sterna paradisaea), Gabbiani tridattili (Rissa tridactyla) e Gabbiani glauchi.

Una Sterna codalunga (Sterna paradisaea) in volo librato sull'acqua, comportamento utile a puntare la preda, prima di tuffarsi - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023


Il Gabbiano tridattilo (Rissa tridactyla) nidifica generalmente su scogliere a picco sul mare; si tratta di una specie di abitudini prettamente pelagiche - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023 

Quando l’imbarcazione si è messa in movimento, si sono avvicinati vari Fulmari (Fulmarus glacialis) che, in termini di confidenza, l’hanno fatta da padrone per tutta la durata della navigazione; questa si è svolta verso Sud-Ovest ovvero verso l’imbocco dell’Isfjorden, il Fiordo del Ghiaccio che, per lunghezza, è il secondo delle isole ed il più importante dal punto di vista umano poiché, attraverso di esso, si raggiungono via mare gli insediamenti più grandi.

Piccola e veloce, la Gazza marina minore (Alle alle) porta il cibo per la prole nella sacca gulare che si gonfia quasi a scoppiare; questa si dimostra una vera comodità: pur foraggiando in mare aperto, infatti, le sue colonie di nidificazione si trovano sui fianchi montani anche ad una certa distanza dalla costa - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Oltre ai Furmari, ci hanno fatto compagnia numeri elevati di Urie di Brünnich (Uria lomvia) e di Gazze marine minori impegnate nella pesca e nel trasporto dei pesci verso le colonie di nidificazione; curioso il fatto che questi uccelli, quando posati in mare ed all’avvicinarsi dell’imbarcazione, piuttosto che volare via, preferissero immergersi sotto la superfice marina, volando sottacqua.

Le Urie di Brünnich (Uria lomvia) sono risultate molto visibili e numerose nell'Isfjorden; nidificano su scogliere a gradoni a picco sul mare verso cui tornano, anche in formazione, trasportando succulente imbeccate per i giovani - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023


Si è vista anche qualche Puncinella di mare (Fratercula arctica) e qualche Uria nera (Cepphus grylle) ma in bassi numeri.

Il Puncinella di mare (Fratercula arctica) nidifica in buchi e cavità sulla sommità di scogliere erbose - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023


Quando sembrava che il viaggio d’andata fosse destinato a chiudersi senza l’osservazione di cetacei, finalmente si vede lo sbuffo di una balena che zittisce l’intera imbarcazione: tutti gli occhi sono puntati da quella parte, lei prende i suoi bei respiri prima di un’ultima boccata d’aria che precede l’immersione in profondità in cerca di cibo, salutata dall’emersione della coda del mammifero marino.

Il soffio di una Balenottera azzurra (Balaenoptera musculus) può essere visibile da molto lontano - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023  


Dopo una sequenza di respirazione, costituita da più emersioni dello sfiatatoio, la Balenottera azzurra (Balaenoptera musculus) si immerge in profondità mostrando la sua grande coda - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Si tratta di una Balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), considerata, in termini di massa corporea, il più grande animale mai vissuto e vivente sulla Terra. Abbiamo osservato più volte il medesimo comportamento, prima che fosse servita la cena a bordo, consumata con rinnovato entusiasmo. Il ritorno è avvenuto per la medesima via, abbiamo perfino incontrato nuovamente la stessa balena mentre il Sole, più basso all’orizzonte, dava maggior risalto ai colori della costa e delle scogliere.

Le falesie a meridione della foce del Bjørndalselva mostrano chiaramente la stratificazione dell'isola oltre ad ospitare delle colonie di nidificazione di uccelli marini

Il mattino successivo, un motoscafo coperto ci ha condotto verso la baia di Borebukta, a Nord-Ovest di Longyearbyen; qui, una penisola montuosa divide due grandi fronti glaciali che arrivano direttamente a mare: il Nansenbreen, di una quattordicina di chilometri, ed il Borebreen, di più di una ventina di chilometri di lunghezza. L’obiettivo era quello di contattare un gruppo di Trichechi (Odobenus rosmarus) che frequenta questi luoghi ma ne abbiamo visto uno solo più un altro pinnipede.

Il Tricheco (Odobenus rosmarus) è un pinnipede che da adulto può raggiungere dimensioni  ragguardevoli: le femmine possono superare i 3 metri di lunghezza e raggiungere 1 tonnellata di peso mentre i maschi possono superare 3,5 metri di lunghezza e le 2 tonnellate di peso - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Quest'ultimo è stato intravisto mentre nuotava non lontano da alcuni blocchi galleggianti di ghiaccio: durante la navigazione, era stato suggerito che si potesse trattare di una foca ma una delle foto fatte, guardata a posteriori, lo inchioda come Tricheco senza ombra di dubbio!

Il Nansenbreen, uno dei ghiacciai che sfocia nella baia di Borebukta

Ci godiamo gli alti e frastagliati fronti glaciali che, come mura, si elevano dalla costa: il silenzio in cui siamo immersi è rotto dallo scricchiolio del ghiaccio che si scioglie o dal boato di qualche crollo che rilascia blocchi di ghiaccio che galleggiano sulla superficie marina.

Parte del fronte glaciale del Borebreen 

Il muro di ghiaccio del Borebreen 

Il colore del ghiaccio stesso è cangiante in funzione della luce incidente, del suo contenuto di aria, del deposito minerario che può averlo interessato.

Il Borebreen giunge a mare dopo uno sviluppo di una ventina di chilometri

Alcune femmine di Edredone sono accompagnate dai pulcini mentre l'aria sopra le coste prive di ghiacci è solcata da qualche Sterna codalunga. Nel lasciare la baia, si vedono delle Urie nere e, lontana, almeno una coppia di Re degli edredoni (Somateria spectabilis) che galleggia sul mare: la distanza non permetterà di ottenere le foto che si meriterebbero.

L'Uria nera (Cepphus grylle) nidifica sulle scogliere senza però formare colonie costituite da numerose coppie - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Si punta decisamente a Sud-Est verso le falesie a meridione della foce del Bjørndalselva ovvero il Fiume della Bjørndalen, ossia la Valle dell'Orso: i gradoni della parete rocciosa sono piene di Urie di Brünnich, come succede nelle colonie di nidificazione, tra loro però non si vedono pulcini.

Scogliera a gradoni occupata da Urie di Brünnich (Uria lomvia): le popolazioni di questa specie che nidificano alle Svalbard risultano in diminuzione - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023


In questo periodo, le giovani urie, non ancora capaci di volare e decisamente più piccole degli adulti, si lanciano dalle falesie verso il mare, frenando e direzionando la caduta con le piccole ali e le zampe: sul mare, seguiti dai padri, completeranno il loro sviluppo, sempre che ci arrivino o non vengano predati da altre specie che accorrono all'evento per approfittare dell'abbondanza.

Durante tutte le uscite in mare, il Fulmaro (Fulmarus glacialis) si è avvicinato alle imbarcazioni con una certa facilità, accostandosi ad esse, prima di superarle in velocità; sembrava quasi che, allungando un braccio, potesse essere possibile anche accarezzarlo - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Nel primo pomeriggio siamo rientrati in porto e poi in appartamento dove però siamo rimasti poco poiché avevamo previsto un'escursione con i cani da slitta. Questa si è svolta nella zona prossima all'aeroporto, non lontano da alcuni stagni che ospitano una colonia di Sterna codalunga e due nutriti gruppi di Edredoni e Gabbiani tridattili: in realtà, tutta l'area presenta dei nuclei riproduttivi di Sterna codalunga e si vedono pulcini zampettare non lontano dalla strada sterrata.

Un pulcino di Sterna codalunga (Sterna paradisaea) si stiracchia in prossimità di una colonia dove, in caso di necessità, gli adulti si impegneranno attivamente alla sua protezione - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Queste sterne hanno un temperamento coraggioso e sono pronte ad attaccare ogni potenziale minaccia che supera delle invisibili barriere di sicurezza che loro comunque sembrano vedere benissimo. Quando passa un Gabbiano glauco oppure un Labbo (Stercorarius parasiticus), tutte le sterne adulte si alzano in volo per allontanare l'intruso che non esiterebbe un attimo a predare delle uova oppure dei pulcini.

 Il Labbo (Stercorarius parasiticus) può impegnarsi in veloci voli durante i quali è capace di rapidi scarti per inseguire le sue vittime e rubargli le prede - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Anche le Volpi artiche (Vulpes lagopus) devono stare alla larga e perfino gli uomini, se non terranno qualche oggetto o il dito al di sopra della testa, si sentiranno beccare il capo dagli uccelli che si fionderanno urlanti su di loro. Almeno due Labbi frequentano un prato prossimo alla strada.
Finito il giro, prima di rientrare in appartamento, aiutiamo a portare i cani al loro allevamento che si trova lungo l’Adventdalen. Nel tragitto, dall'auto, si intravede la testa di una foca che affiora dalla superficie marina, sembra una Foca comune ma non sarà possibile accertarsene con sicurezza. Successivamente, si vedono delle strolaghe in alcuni specchi d'acqua che meriterebbero degli approfondimenti d'indagine. Ai bordi di uno acquitrino, due Gabbiani glauchi stanno infierendo su quello che sembra il cadavere di un pulcino di oca.

Sorvegliati dagli adulti, i pulcini di Oca facciabianca (Branta leucopsis) completano il loro sviluppo alimentandosi nella tundra - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

L'indomani mattina siamo pronti ad effettuare un'escursione a piedi verso il Sarkofagen (letteralmente il Sarcofago), un promontorio roccioso che supera di poco i 500 m di quota, che sovrasta Longyearbyen da Sud e che separa due ghiacciai. In salita, si percorre la morena laterale del Larsbreen (letteralmente, il Ghiacciaio di Lars, un editore e politico svedese che finanziò le esplorazioni delle Svalbard) ed in discesa si procede sul ghiaccio del Longyearbreen (letteralmente, il Ghiacciaio di Longyear, l'americano proprietario della società mineraria che fondò Longyearbyen). Tra le rocce, si vedono alcuni Zigoli delle nevi mentre mancano i vocianti assembramenti di Gazze marine minori che nei pomeriggi precedenti si vedevano volare intorno a queste alture.

La zona d'accumulo sommitale del Larsbreen

L'altopiano sommitale ci regala ampie vedute sul fiordo e sulle aree interne circostanti mentre superiamo un maschio di Renna delle Svalbard al pascolo. 

La valle del Longyearselva, il centro urbano di Longyearbyen e l'Adventfjorden visto dal Sarkofagen

Mentre scavalliamo verso il secondo ghiacciaio, ci raggiunge di corsa un Piovanello violetto che, sfilandoci a fianco vociante, simula di essere ferito e di avere problemi di deambulazione e di volo. E' tutta una messa in scena volta a distrarre la nostra attenzione da quello che probabilmente si trova non lontano da dove siamo: il suo nido o i suoi pulcini. Attirando su di se l'interesse di potenziali predatori, protegge il suo investimento più grande la cui malaugurata perdita difficilmente potrà essere recuperata durante la stagione riproduttiva in corso.

Un Piovanello violetto (Calidris maritima) spunta dietro un accumulo di detriti - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Le rocce ai bordi del Longyearbreen sono piene di impronte fossili di foglie di antiche foreste di latifoglie: nelle ere passate, queste isole si trovavano certamente a latitudini molto più basse ed erano coperte da foreste. Lo indicano questi reperti, come gli stessi giacimenti di carbone di ere più antiche; fossili e stratificazioni dicono anche che queste terre hanno subito varie fasi di sprofondamento sotto il livello del mare, permettendo la conservazione, tra i sedimenti accumulatosi, anche di scheletri di grandi rettili marini.

Impronte fossili di foglie, impresse nelle rocce ai bordi del Longyearbreen 

Una impressionante fatta di carnivoro, ornata di peli bianchi, fa pensare che un Orso polare sia passato da queste parti ma chissà quando visto che, per il clima freddo, i tempi di decomposizione qui sono molto dilatati. La ricerca della Pernice bianca nordica resterà vana per tutta l'escursione, solo il ritrovamento di una piuma ha tradito la sua presenza in zona.

Ancora uno Zigolo delle nevi (Plectrophenax nivalis) che sembra aver sacrificato le sue timoniere - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Dopo cena, si va in riva al mare dove un Gabbiano glauco e due Piovanelli violetti si lasciano immortalare con soddisfazione mentre, più in là, una colonia di Sterne codalunga è in allarme generale a causa del volo di un drone che fastidiosamente staziona da quelle parti.

I grandi Gabbiani glauchi (Larus hyperboreus) nidificano in colonie o in coppie isolate su isole e scogliere - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Il giorno successivo, è prevista un'uscita intorno a Longyearbyen. La giornata è grigia e pioviccica fastidiosamente. Le prime tappe sono lungo le aree allagate dell’Adventdalen. A monte della diga Isdammen e lungo le rive dell'immissario Endalselva, sono presenti vari gruppi familiari di Oche zamperosee (Anser brachyrhynchus) in alimentazione.

Le Oche zamperosee (Anser brachyrhynchus), con i nuovi nati a seguito, si riuniscono nelle aree idonee per pasturare; l'essere tutti assieme facilita la difesa dei pulcini che, ancora incapaci di volare, possono essere preda di altri uccelli oppure delle Volpi artiche; i genitori fanno schermo con ali e becchi per proteggerli: in tali frangenti, il lavoro di coppia è spesso fondamentale; le posizioni antagoniste e difensive, con collo disteso e becco proteso, possono essere assunte anche nei confronti di altri gruppi familiari - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Una Volpe artica corre avanti ed indietro probabilmente speranzosa di sorprendere qualche paffuto pulcino di oca non protetto dal becco e dalle ali degli agguerriti genitori. Una solitaria Gru (Grus grus), presenza non proprio comune a queste latitudini, si alimenta sulle rive del fiume. In zona, nelle varie anse e laghetti, sono presenti più Strolaghe minori (Gavia stellata) nello splendido piumaggio estivo: alcune convivono pacificamente in gruppo (fino ad otto esemplari assieme), altre sono in coppia.

La Strolaga minore (Gavia stellata) nidifica negli stagni della tundra, spesso non molto lontano dalla costa - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Due di quest'ultime, che condividono lo stesso specchio d'acqua, sembrano impegnate in dispute territoriali con attacchi, inseguimenti, atteggiamenti di display, tutto accompagnato da vocalizzazioni: almeno una delle coppie sta allevando due pulcini.

Le Strolaghe minori (Gavia stellata) mostrano comportamenti di coppia stilizzati volti a rafforzare il rapporto tra i partener e difendere le aree idonee ad allevare i propri pulcini - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Alcune Renne delle Svalbard brucano la bassa vegetazione della vallata, sono tutte dei maschi.

La Renna delle Svalbard (Rangifer tarandus platyrhynchus) è considerata la più piccola sottospecie di renna, vive solo su queste isole: passa la buona stagione ad alimentarsi in modo d'accumulare grassi per quando la copertura nevosa ed il ghiaccio gli impediranno di nutrirsi; solo grazie a queste riserve avrà la possibilità di superare il lungo inverno - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Ci spostiamo lungo la strada che porta all'aeroporto ed alla Bjørndalen. Due Morette codone (Clangula hyemalis) nuotano sul mare lungo la costa mentre risulta ancora vana la ricerca attiva della Pernice bianca nordica: alla fine del viaggio, risulterà una specie mancata.

La Moretta codone (Clangula hyemalis) nidifica in laghetti e paludi della tundra artica ma anche lungo le coste - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Mentre alcune Sterne codalunga sono ancora in cova, altre accudiscono i pulcini che aspettano pazienti confidando nel loro piumino criptico e nella sicurezza assicurata dalla colonia.

La Sterna codalunga (Sterna paradisaea) nidifica a terra: in una leggera depressione, depone da 1 a 3 uova che vengono covate per 21/ 22 giorni - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Un'altra Strolaga minore accudisce il suo pulcino. Si incominciano a vedere altre Renne delle Svalbard, questa volta ci sono anche femmine accompagnate da giovani.


Una Strolaga minore (Gavia stellata) protegge il suo pulcino sul bordo di uno stagno costiero - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Una passeggiata lungo il Bjørndalselva frutta l'attacco diretto di una Sterna codalunga: non ho avuto modo d'indagare, ma probabilmente difendeva un nido isolato o qualche pulcino vagante.

Gli adulti di Sterna codalunga (Sterna paradisaea) difendono attivamente il nido ed i propri pulcini attaccando coraggiosamente i potenziali predatori - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Subito dopo, non lontano e vicini tra loro, due Labbi stavano poggiati nella bassa vegetazione della tundra: una probabile coppia presso il nido. Stormi di Edredoni con Gabbiani tridattili stazionavano sul mare mentre la nebbia nascondeva le sovrastanti creste sede di qualche colonia di Gazza marina minore, rivelata dal chiasso che giungeva da lassù.

Come gli altri stercorari, i Labbi (Stercorarius parasiticus) includono nella loro dieta uova e pulcini di altri uccelli, insetti, carogne e pesci; quest'ultimi però non li catturano direttamente ma li rubano agli altri uccelli, soprattutto gabbiani e sterne, attaccandoli ed inseguendoli con ferocia finché non mollano il pasto (cleptoparassitismo) - Probabile coppia presso il nido, Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Una Volpe artica, dotata di radiocollare, è apparsa lungo la sterrata che stavamo percorrendo in auto.

Infaticabile cacciatrice, la Volpe artica (Vulpes lagopus) approfitta della bella stagione e dell'abbondanza di risorse, derivante dalle nidificazioni degli uccelli, per far scorta di uova e pulcini che gli torneranno utili per allevare i cuccioli e nei periodi di magra - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Il tempo di fermare l'auto e gli sportelli erano già aperti. Lei ha sorpreso tutti venendoci incontro, transitando alla nostra destra e regalandoci un profondo sguardo difficilmente dimenticabile.

La Volpe artica (Vulpes lagopus) è oggetto di studio anche attraverso il tracciamento dei suoi spostamenti grazie all'utilizzo di collari satellitari: nel 2019, il Norwegian Polar Institute ha comunicato che una giovane volpe, a cui era stato posto un collare a marzo dell'anno precedente alle Svalbard, il primo luglio dello stesso anno si trovava su un'isola canadese dopo aver percorso più di 3500 km in 76 giorni di viaggio tra i ghiacci artici - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Un Labbo affronta in volo ed allontana in malo modo una renna accompagnata da un giovane: probabilmente, si stavano avvicinando troppo ad un nido; un altro Labbo sorveglia il suo scuro pulcino pronto a dar battaglia a chiunque dimostri l'ardire di insidiarlo.

Anche il Labbo (Stercorarius parasiticus) difende attivamente la sua prole affrontando i potenziali predatori allo scopo di allontanarli - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Pranziamo in una tenda non lontano dal campeggio in cui è stata registrata l'ultima vittima umana di un Orso polare alle Svalbard, nell'agosto del 2020. Non era presente un recinto elettrificato antiorso ed il plantigrado ha potuto raggiungere una tenda dove dormiva un olandese, attaccandolo. La persona di 38 anni lavorava al campeggio stesso ed è morta a seguito delle ferite riportate; l'orso è stato colpito ed è stato trovato morto presso il vicino aeroporto. Dal 1971, quello citato è il sesto decesso documentato dovuto ad un attacco di Orso polare alle Svalbard.

Contrariamente ai maschi che si possono vedere anche tra le vie di Longyearbyen, le femmine di Renna delle Svalbard (Rangifer tarandus platyrhynchus) tendono a pascolare più lontane dai centri abitati - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Una giovane Renna delle Svalbard (Rangifer tarandus platyrhynchus) - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Il giorno successivo era programmata una lunga crociera sino a Pyramiden, una città fantasma sovietica che si trova nel settore settentrionale del Billefjorden che è il braccio Nord orientale del Isfjorden. Anch'essa è sorta agli inizi del 1900 per permettere lo sfruttamento dei giacimenti di carbone subendo, nella Seconda Guerra Mondiale, la stessa sorte di Longyearbyen. Divenne presto proprietà di società estrattive prima sovietiche e successivamente russe che operarono sino al 1998, anno in cui l'insediamento è stato abbandonato. Ultimamente, si sta cercando un rilancio turistico del centro dove una trentina di persone vivono a rotazione tutto l'anno per mantenerlo operativo. Durante il periodo sovietico, questa cittadina era ricca di strutture pubbliche all'avanguardia (piscina olimpionica riscaldata, grande teatro, ricca biblioteca) impensabili in posti analoghi dedicati a dei minatori; questo centro era una sorta di biglietto da visita per le autorità che non hanno badato a spese: al contrario del territorio dell'URSS, qui gli stranieri potevano accedere senza troppa burocrazia e si voleva dare una buona rappresentazione del mondo sovietico e del suo tenore di vita a tutti i possibili visitatori.

Fugaci colori dopo la piaggia - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Dal punto di vista naturalistico, il viaggio in nave ha dato buone opportunità di osservazione di uccelli marini: nulla di nuovo rispetto ai giorni precedenti, ma in questo settore i Pulcinella di mare sono risultati più visibili; l'imbarcazione si è avvicinata ad una scogliera sede di un'altra colonia di Urie di Brünnich e qualche Pulcinella di mare ai piani alti; è stato possibile assistere, in diretta, all'attacco di un Labbo su un urlante Gabbiano tridattilo.

Il Fulmaro (Fulmarus glacialis) nidifica su ripide pareti costiere del Nord Atlantico - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

In fila, eravamo quasi giunti a riempire il vassoio con il previsto pranzo a bordo che abbiamo dovuto lasciare tutto perché è stata annunciata la presenza di un branco di Beluga (Delphinapterus leucas). Lo spettacolo meritava la perdita del turno: una quarantina di candidi esseri, tra adulti e giovani, affioravano e si immergevano nel braccio di mare a prua della nave; quando l'imbarcazione si è fermata per porgere un fianco in favore dell'evento, alcuni esemplari si sono anche avvicinati.

Un gruppetto di Beluga (Delphinapterus leucas) - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Dopo pranzo, la nave ha proseguito con lenta andatura verso l'insenatura che è sede dell'imponente fronte glaciale del Nordenskioldbren, un ghiacciaio lungo circa 25 km e largo 11 km.

Parte dell'imponente fronte glaciale del Nordenskioldbren

Nei pressi di una spiaggia priva di ghiaccio e da distanza siderale, scorgo, per primo ed al binocolo, qualcosa che sembra essere un miraggio in movimento ma che si rivela essere proprio lui, il Re dell'Artico. Un Orso polare stava avanzando lungo la spiaggia riverberata dai raggi solari: si dimostrerà un esemplare dotato di radiocollare, apparentemente in buona forma fisica. L'imbarcazione, anche se ha deviato la sua rotta per consentire una migliore visione, si è mantenuta a notevole distanza dal carnivoro permettendo solo scatti documentativi.

Quest'Orso polare (Ursus maritimus) è stato avvistato da molto lontano: l'esemplare era dotato di collare satellitare e quindi era una femmina: i maschi, infatti, non possono essere dotati di tale strumento poiché la circonferenza del loro collo e molto ampia, più grande di quella della testa, il collare, quindi,  si sfilerebbe - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

I ricercatori del Norwegian Polar Institute hanno verificato che gli orsi che frequentano le Svalbard hanno due modelli di movimenti diversi: alcuni, detti locali, vivono sempre nell'arcipelago, spesso in aree ristrette; altri, detti pelagici, migrano e vagano lungo il bordo del ghiaccio della calotta polare per gran parte dell’anno; entrambi fanno parte della popolazione norvegese-russa del Mare di Barents. I pelagici, in inverno, si possono trovare sulle isole ma, con la primavera e l'estate, si muovono verso Nord occupando i bordi dei ghiacci marini dove sono costretti a stare perennemente in movimento per compensare le derive dei ghiacci stessi dovute alle correnti. Hanno bisogno di tante energie che ottengono cacciando le foche in quest'ambiente d'elezione. I locali invece, con la scioglimento del ghiaccio marino dovuto alla bella stagione, conducono, a terra, vite più sedentarie che richiedono una minor quantità di energia e perciò possono mantenere delle diete più povere.

In queste isole è stimata una popolazione di circa 300 Orsi polari (Ursus maritimus) - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Dopo aver ripreso la rotta verso il fronte del ghiacciaio, su un blocco roccioso uscente dal muro di ghiaccio, un altro Orso polare stava cercando di mangiare qualcosa di scuro che teneva tra le zampe anteriori e che poteva essere una spoglia di foca. Anche questa volta, l'imbarcazione si è fermata a distanza considerevole non dando la possibilità di ottenere scatti degni della scena che si stava osservando. Questo secondo esemplare sembrava molto smagrito.

Un Orso polare (Ursus maritimus) presso quella che sembra la spoglia di una foca - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Con la riduzione del ghiaccio alla deriva sul mare, dovuto all'aumento delle temperature legate al riscaldamento globale, procurarsi il cibo per questi animali diventa sempre più difficoltoso poiché viene a mancare il loro più favorevole terreno di caccia alle foche, loro preferita tipologia di preda. Si pensa che sia proprio la fame a spingere gli orsi anche verso i centri abitati e ciò, assieme all'aumento del numero di persone impegnate in attività turistiche negli ambienti artici, aumenta la probabilità di avere contatti ravvicinati che possono sfociare in attacchi potenzialmente mortali per l'uomo ma anche per l'orso che, tendenzialmente, verrà abbattuto. Non lontano da quest'ultimo orso, stazionava anche un candido Gabbiano eburneo (Pagophila eburnea) che, pazientemente, aspettava il suo turno per ottenete qualche scarto.

A sinistra dell'orso, un adulto di Gabbiano eburneo (Pagophila eburnea), specie considerata molto rara a Sud dell'Alto Artico - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

A Pyramiden, la guida, regolarmente armata e nell'invitarci a stargli vicino, si è premunita di avvisarci che lui, dalla finestra della sua camera, gli orsi li vede aggirarsi tra gli edifici che andremo a visitare. Almeno un edificio in disuso è occupato da una colonia di Gabbiani tridattili che hanno costruito i propri nidi sui davanzali delle finestre.

Colonia di Gabbiani tridattili (Rissa tridactylache occupa le finestre della facciata di un edificio in disuso - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Benché i nidi delle diverse coppie siano costruiti vicini gli uni con gli altri, i Gabbiani tridattili (Rissa tridactyla) che li occupano mantengono le distanze tra loro assumendo posture di minaccia - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Nella piazza in cui si affaccia tale edificio si aggiravano due Volpi artiche pronte ad approfittare di ciò che poteva cadere dalla colonia stessa.

Una Volpe artica (Vulpes lagopus), dal mantello estivo particolarmente scuro, si aggira alla base di una colonia di gabbiani in cerca di scarti, uova e pulcini caduti dai nidi - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Lungo la crociera di ritorno abbiamo potuto osservare due enormi Trichechi su una spiaggia e, non lontano da loro, un gruppo di Oche zamperosee.

Gli enormi canini dei Trichechi (Odobenus rosmarus) sono utilizzati per la ricerca di molluschi nei fondali del mare glaciale artico ma anche come armi negli scontri tra esemplari, soprattutto tra maschi, o per difendersi dagli attacchi degli orsi - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Durante la navigazione, c'è stata l'opportunità di vedere anche un'altra balena, questa volta una Balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata), una delle specie più piccole della famiglia.

Una Balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata) che affiora velocemente dalla superfice marina mostrando la sua pinna dorsale - Arcipelago delle Svalbard, luglio 2023

Con il rientro in porto, notiamo due navi da crociera all'ancora: si stima che abbiano riversato nella cittadina 6.000 persone. Per noi, la permanenza sulle isole si volge a conclusione: ad un orario improponibile, il mattino dopo, abbiamo raggiunto l'aeroporto... era già tempo di lasciare queste latitudini con il bagaglio delle esperienze ivi maturate. 

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