A zonzo sul Catillo

La Riserva Naturale di Monte Catillo protegge un’area di bassi rilievi che superano di poco i 610 m di quota. Facenti parte dei Monti Tiburtini e guardando dalla campagna romana, questi rilievi si trovano alle spalle del cento abitato di Tivoli (RM), a Nord-Est della Capitale.

Uno sguardo verso i Monti Prenestini e il Guadagnolo (1.218 m) - Riserva Naturale di Monte Catillo, 2 maggio 2008


Percorsa da varie sterrate e sentieri, l'area protetta offre escursioni, non molto impegnative, a chi ama muoversi in ambienti che ancora conservano un elevato valore naturalistico sia dal punto di vista botanico che da quello faunistico.

La sterrata che conduce a Fonte Bologna - Riserva Naturale di Monte Catillo, 2 maggio 2008


Grazie alla relativa facilità con cui posso raggiungere alcuni di tali percorsi, a volte, li utilizzo come valvola di sfogo quando sono superati quei livelli di soglia che richiedono immediatamente di cambiare aria. Soprattutto in mezzo alla settimana, da queste parti, l’incontro con altri esemplari del genere Homo non è un’esperienza da dare, a priori, per scontata. Puoi concederti qualche momento, seduto sull'erba in qualche radura, a scrutare i valloni pietrosi e cespugliosi che scendono a valle, ammantati di ginestra e sorvolati da Poiane (Buteo buteo) e Gheppi (Falco tinnunculus), oppure concentrarti sui rumori e fruscii che animano i bei boschi di caducifoglie che coprono alcune rotonde sommità, mentre uno Sparviere (Accipiter nisus) vola veloce tra le chiome annunciato dalle grida delle Ghiandaie (Garrulus glandarius) o dai versi di allarme di cince e Fringuelli (Fringilla coelebs).

Una Cincia bigia (Poecile palustris) si aggira in cerca di invertebrati tra i muschi e i licheni che crescono sulla corteccia di un albero - Riserva Naturale di Monte Catillo, 28 dicembre 2016


Quella mattina ero giunto abbastanza presto all'imbocco di uno di tali percorsi. Il Sole non aveva ancora asciugato la rugiada della notte precedente; questa, prontamente, ha bagnato abbondantemente i fedeli scarponi che sino dalla sera prima mi guardavano dall'armadio speranzosi di aggredire, al più presto, qualche fondo naturale. Sapevo che probabilmente li avrei finalmente accontentati e così, il mattino seguente, quando li presi con tutta la sacca che li conteneva, per l’eccitazione, non stavano più attaccati alla suola.

Una giovane Aquila minore (Aquila pennata) dal morfismo scuro, probabilmente in migrazione, sorvola i pendii della riserva - Riserva Naturale di Monte Catillo, 21 ottobre 2016


L’immediato percorso in salita che mi aspettava è stato affrontato senza essere eccessivamente baciato dai raggi solari, ancora caldi, nonostante l’inverno fosse già ufficialmente entrato da qualche giorno. Da questo tratto, povero di alberi, lo sguardo spazia verso Tivoli, la cascata di Villa Gregoriana e la campagna romana.

La cascata del Fiume Aniene di Villa Gregoriana, con l'uscita dei tunnel che attraversano Monte Catillo, vista da uno dei sentieri della riserva - Tivoli (RM), 23 marzo 2015


Subito dopo un poggio, la strada si fa prima piana e poi in leggera discesa verso un fontanile, bordata da un bosco con lecci e carpini con ricco sottobosco a pungitopo e rovi, fortemente pascolato da cavalli e vacche allo stato brado.

Una vacca allo stato brado si pone a protezione del proprio vitello - Riserva Naturale di Monte Catillo, 18 giugno 2017


Da qui, incomincio a sentire l’abbaiare insistente di un cane ed il suono di alcune campanelle provenienti dal pendio che mi sovrasta e che si eleva, coperto dal bosco, a destra della strada. Ho immaginato un cane da pastore a seguito di qualche ovino, anche se, da queste parti, non avevo mai visto greggi, né di pecore, né di capre. Abbaiava in continuazione, nessuna voce umana lo richiama o lo rabbonisce, forse è solo ma, mi dico, finché sta più in alto, non dovrebbe darmi problemi o fastidi. Ho voglia di farmi il giro che mi ero più o meno prefissato, se si dovesse avvicinare, vedrò come aggirarlo, pensavo: proseguo. Tempo qualche decina di metri, vedo una grossa macchia scura che scende lungo il pendio muovendo foglie e spezzando, durante la sua corsa, i rami morti caduti a terra. Attraversa il mio percorso una ventina di metri davanti a me, nell'ombra degli alberi; taglia nettamente la strada e si butta giù con decisione nel canalone alla mia sinistra per poi risalire, ancora di corsa, l’altra sponda dello stesso, fino a sparire dietro un crinale. Un Cinghiale (Sus scrofa): dalla stazza, un grosso maschio solitario; se dovessi dare delle impressioni, sembrava contrariato ed infastidito.

Il maschio di Cinghiale (Sus scrofa) incontrato durante l'escursione - Riserva Naturale di Monte Catillo, 28 dicembre 2016


Ecco a cosa probabilmente abbaiava quel diavolo di cane, vede aver percepito la presenza dell’irsuto suino; se non si è fatto massacrare da quest’ultimo, deve aver insistito così tanto da farlo allontanare dal suo rifugio diurno, facendolo venir giù lungo il pendio.

Un'Atalanta (Vanessa atalanta) si riposa su un segnavia - Riserva Naturale di Monte Catillo, 21 ottobre 2016


Tornato il silenzio, riprendo a salire superando un arco in pietra attraverso cui si accede ad un anfiteatro di rocce calcaree che potrebbe essere ciò che resta di una grotta carsica il cui tetto, in tempi remoti, è caduto verso l’interno. Si giunge poi ad una bellissima cerreta, bosco di querce questo che emana una certa atmosfera magica. Se qualcuno fosse in cerca di fantastiche creature fiabesche, è anche qui che lo inviterei a cercare. Lo potrebbe fare per esempio a primavera, tra i raggi solari che penetrano attraverso le fronde mosse dal vento, non ancora coperte interamente dal fogliame, ma piuttosto ammantate dalle tenere foglie verdi in crescita. In tale gioco, luci ed ombre danzano sul suolo coperto da un marrone tappeto di foglie, colorato da fiori viola, ciclamino e giallo ed interrotto da cespugli verde scuro. Qui, è facile sorprendersi, perso, in un contemplare senza tempo.

Uno dei sentieri che attraversano la cerreta sommitale - Riserva Naturale di Monte Catillo, 2 maggio 2008


Quel giorno, mi riporta alla realtà il latrare dello stesso cane di prima che, ancora una volta, proviene dalla mia destra, mentre attraverso, sulla sterrata ora in discesa, tale tratto di bosco. È di nuovo un abbaiare insistente, con tanto di scampanellio di accompagnamento, che percepisco chiaro per tutta la sosta effettuata, in piena solitudine, nei pressi del fondo di una dolina. Su questi rilievi, come su quelli del circondario, queste formazioni ingorde di acque sono facili da vedere, indice inconfutabile della natura carsica del sottosuolo. La permeabilità delle rocce calcaree sottostanti, non permette l’accumulo di acqua in superficie, favorendone invece la rapida penetrazione nel suolo fino a quando la presenza di uno strato impermeabile non ne favorisce lo scorrimento sotterraneo e l’affioramento più a valle, come sorgente.

Un piccolo pianoro carsico - Riserva Naturale di Monte Catillo, 27 marzo 2015


Consultata la cartina della zona, decido di proseguire imboccando un sentiero che mi dovrebbe portare verso una serie di cocuzzoli e uno spartiacque: vorrei vedere, da qui, i Monti Lucretili, il gruppo appennino che si innalza a Nord dei bassi rilievi su cui mi trovo. La vista non è agevole poiché l’intricata ed alta vegetazione non permette di godere a pieno di un vero affaccio in quella direzione; riconosco comunque San Polo dei Cavalieri (RM) ed il sovrastante Monte Morra con le tracce delle sue pareti. Dopo essermi dilungato dietro a dei passeriformi che richiamavano dai folti cespugli della zona, con il latrare del cane che fa da sottofondo, torno indietro sui miei passi.

Una femmina di Capinera (Sylvia atricapilla) - Riserva Naturale di Monte Catillo, 28 dicembre 2016


Ho percorso già un pezzo di sentiero in discesa e… prima lo sento e poi lo vedo: è un altro Cinghiale che, nel suo scendere veloce verso il tracciato che sto seguendo, respira a bocca aperta, in maniera quasi asmatica e pesante. Il suo mantello non sembra bello lucido, presenta delle chiazze, non capisco se sia sporco di fango raggrumato o piuttosto mostra i segni di qualche malattia. Valuto la direzione che sta seguendo: se continua così dovrebbe passarmi più vicino rispetto all'altro; è meglio conquistare, di corsa, lo spuntone vicino a quell'albero che ho alle spalle per essere un po’ più in alto qualora, invece di tagliare il sentiero, dovesse deviare lungo lo stesso, venendo verso di me. Da lì, appena è sufficientemente vicino, inizio a fotografarlo. Non so se si sia accorto della mia presenza: ha tirato diritto, come un treno in corsa verso il fondovalle, sparendo nel fitto del sottobosco.

Il secondo maschio di Cinghiale (Sus scrofa) incontrato lungo il percorso - Riserva Naturale di Monte Catillo, 28 dicembre 2016


Il cagnastro stana cinghiali lo vedo più a valle, mentre sto consumando il mio frugale pasto: passa silenzioso e tranquillo annunciato da un campanellino che porta addosso; mi guarda ma non si ferma, evidentemente sa dove sta andando e non ha bisogno di elemosinare cibo. È bassino al garrese, biancastro e marrone; tutto integro, trotta trascinandosi un metro e mezzo di rudimentale guinzaglio fatto di corda, che sembra strappato all'estremità. È chiaramente un cane da caccia con il sonaglino di segnalazione, un cane da ferma lo chiamano, solitamente usato per la caccia alle Beccacce, avrà pure un certo valore economico visto le sue dimostrate capacità, anche se applicate ai cinghiali. Cosa ci fa in un’area protetta? Si allontana, sicuro, per la sua strada: non lo rivedrò più per il resto della mia permanenza.

Una Pafia (Argynnis paphia) in alimentazione - Riserva Naturale di Monte Catillo, 18 giugno 2016


Il bosco torna tranquillo sotto i raggi del Sole che diventano più obliqui, man mano che questo si abbassa verso occidente. Ho il tempo di fare due controlli in due siti che avevo individuato in altre uscite. Il primo è un’area dove, l’anno precedente, avevo incontrato un gruppo di Usignoli del Giappone (Leiothrix lutea) che si aggirava nella bassa boscaglia. Si tratta di una specie alloctona che, in quest’angolo di Lazio, è riuscita ad insediarsi con qualche popolazione più o meno stabile: non ne ho incontrati.

Un Usignolo del Giappone (Leiothrix lutea) - Riserva Naturale di Monte Catillo, 27 marzo 2015


Il secondo, sospetto che si tratti di un sito di marcaggio di Lupo, un posto in cui questi canidi depongono tracce odorose per i propri simili in modo da segnalare chiaramente la loro presenza o l’occupazione di un territorio. Qui va meglio, una chiara traccia è presente sotto forma di una fatta che, per aspetto e contenuto, è riconducibile ad un Lupo che si è nutrito di Cinghiale anche se, per averne la certezza matematica, occorrerebbe un’analisi genetica.

I frutti maturi di una Salsapariglia nostrana (Smiela aspera), nota anche come 'stracciabraghe', un arbusto spinoso che si sviluppa nei boschi e nelle macchie - Riserva Naturale di Monte Catillo, 21 ottobre 2016


L’uscita volge al termine, non prima però di fare una sosta in un posto in cui si ha una buona vista su un canalone boscato: da qui, tempo addietro, avevo visto un Astore (Accipiter gentilis) che, partito rapidissimo da un pino, aveva inseguito una Cornacchia grigia (Corvus cornix). Questa passava da quelle parti, con il suo volo apparentemente svogliato, e, sul momento, l'avevo data ormai per spacciata. Invece, il rapace, che preda pure le cornacchie, ha desistito prima di raggiungerla da dietro, mentre questa accelerava il suo volo per cercare di scampare al pericolo. Forse, voleva solo spaventarla. Il rapace è tornato sul pino da cui era partito, sparendo tra le sue fronde. La cornacchia ha preso quota e, gracchiando, ha incominciato a volare sopra lo stesso albero, avendo però cura di mantenersi ben alta e distante dalla pianta stessa. Ben presto, attirati dai richiami, sono arrivati altri suoi simili che si sono uniti a lei, segnalando, gracchiando, che in zona c’era qualcosa che li infastidiva. Un buono esempio di comunicazione tra cornacchie che, così facendo, si trasmettono informazioni ed esperienze!

Un rampichino comune (Certhia brachydactylascala il tronco di una quercia - Riserva Naturale di Monte Catillo, 27 marzo 2015


Tra le presenze ornitologiche che si possono incontrare muovendosi lungo questi sentieri, oltre a quelle già indicate o impresse nelle immagini su riportate, si possono citare anche il Colombaccio (Columba palumbus), il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) e quello verde (Picus viridis); più raro e localizzato è il Picchio rosso minore (Dendrocopos minor). E' relativamente facile sentire ed incontrare il Merlo (Turdus merula), il Picchio muratore (Sitta europaea), il Fiorrancino (Regulus ignicapilla), il Codibugnolo (Aegithalos caudatus), la Cinciarella (Cyanistes caeruleus) e la Cinciallegra (Parus major), il Pettirosso (Erithacus rubecula) e lo Scricciolo (Troglodytes troglodytes). Nelle aree più aride e cespugliose, è facile vedere l'Occhiocotto (Sylvia melanocephala) e lo Zigolo nero (Emberiza cirlus) e, a primavera, la Sterpazzolina comune (Sylvia cantillans) ed il Cuculo (Cuculus canorus). Nelle aree boscate non è difficile incontrare, in inverno, il Tordo bottaccio (Turdus philomelos), la Passera scopaiola (Prunella modularis) e il Frosone (Coccothraustes coccothraustes); mentre in primavera ed estate, il Rigogolo (Oriolus oriolus) e la Tortora selvatica  (Streptopelia turtur).
Anche questa semplice escursione è finita ed è ora di rientrare. Nel raccontarla, ho approfittato per descrivere un tantino questa riserva naturale poco frequentata dai birdwatcher: merita certamente di essere conosciuta, in tutte le stagioni.

Uno sguardo verso Monte Gennaro (1.271 m), la vetta più frequentata dei Monti Lucretili - Riserva Naturale di Monte Catillo, 2 maggio 2008


Note
Per approfondire i temi ornitologici ed escursionistici relativi alla riserva è possibile far riferimento anche a:

  • Battisti C., Guidi A., 2012. Gli uccelli nidificanti della Riserva Naturale di Monte Catillo. Check-list, distribuzione locale e status di conservazione. Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche dell'Agricoltura.
  • Ardito S., 2006. A piedi nel Lazio, Vol. 2. Iter Edizioni
Per un aggiornamento sulla situazione dell'Usignolo del Giappone nel Lazio, è possibile consultare:

  • Ramellini S., 2017. L’Usignolo del Giappone Leiothrix lutea nel Lazio: aggiornamento della distribuzione ed annotazioni eco-etologiche. Alula Volume XXIV (1-2): 95-108

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