A volte, le terre alte, in Calabria, non te le aspetti così come sono. Vedendole da lontano o dalle coste, sembrano distanti e quasi irraggiungibili. Quando succede di accompagnare tra i monti qualcuno che viene da fuori regione, non si può far a meno di leggere nei suoi occhi la meraviglia di fronte agli scenari che gli si parano davanti che, evidentemente, superano l’immagine stereotipata che ognuno, dentro di sé, si è fatto di questa regione.
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Atmosfere autunnali sulle pendici occidentali del Gruppo del Pollino - Morano Calabro (CS), ottobre 2020 |
Verso tali luoghi inattesi, a volte, si nota meraviglia anche nei calabresi stessi: la regione è lunga e la varietà di paesaggi è tale che qualcosa di nuovo si coglie facilmente! Ciò perché, tranne alcune eccezioni, forse nemmeno noi conosciamo a fondo la nostra terra, immobili e chiusi nei nostri paesi di origine o sparsi come siano nei Paesi del mondo, partiti spesso troppo presto per aver avuto il tempo di cogliere la sua profonda essenza se non in qualche suo vago barlume.
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Il Serra Dolcedorme, nel Gruppo del Pollino, visto da Sud: con i suoi 2267 m di altitudine, è la cima più alta della Calabria e dell'intero Appennino Meridionale - Castrovillari (CS), novembre 2020 |
In genere, non è sempre immediato trovare materiale con cui prepararsi oppure consultare documenti che si possano considerare esaustivi per provare a programmare d’avventurarsi da soli in certe scoperte, soprattutto dove le strade non arrivano. I compressori sembra non abbiano interesse a promuovere adeguatamente ciò che hanno, per farlo conoscere; peggio ancora, loro stessi non hanno ancora capito il potenziale che si ritrovano, tanto da lasciarlo spesso nell’abbandono o relegarlo ostinatamente al marginale, al non importante, forse anche perché potrebbe tornare utile in altra fosca maniera. O, addirittura, anche colpevolmente e volutamente, a sozzarlo o a lasciare che ciò avvenga impunemente. Quanti esempi si potrebbero fare… ma qui abbiamo l’ardire di tifare per il bello, spesso naturale, e non al suo diffuso affossamento!
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Un Faggio (Fagus sylvatica), all'ombra dei più alti Pini larici (Pinus nigra laricio), aspetta pazientemente che venga il tempo che la sua fronda occupi la volta del bosco - Taverna (CZ), ottobre 2020 |
Alberi… alberi e dolci ondulazioni del territorio, coperte ancora da alberi, quindi da boschi e quindi da foreste: questi sembrano gli ingredienti più tangibili che si colgono nelle alte terre silane, all’interno dei confini del Parco Nazionale della Sila. Non che pretenda di conoscere a fondo questo territorio, troppe aree non ho ancora esplorato e forse mai lo farò. Ma qualche pillola si può comunque somministrare, un assaggio, così per incominciare ad insaporirsi la bocca.
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Un prato pascolo apre la vista verso le rotonde cime dei monti coperti da foreste - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
I sentieri da percorrere ci sono e sono pure numerosi ma, incredibile a dirsi, mancano delle cartine escursionistiche degne di questo nome: sono disponibili due carte della rete sentieristica, una per l’area Nord ed una per l’area Sud del Parco, ma hanno scala 1:50000, utili a farsi un’idea macroscopica del territorio ma non abbastanza dettagliate per studiarsi e prepararsi dei percorsi in modo da arrivare sul posto già edotti di ciò che si è deciso di affrontare. È buona abitudine, infatti, programmare preventivamente le uscite in natura, soprattutto in montagna e su percorsi non noti, invece di arrivare impreparati all'imbocco dei sentieri, situazione che, in caso di imprevisti, può trasformare una piacevole escursione in un ricordo drammatico.
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Una radura occupata da una rigogliosa prateria umida - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
Per lo stesso motivo, la scala troppo elevata, tali carte sono ancora più inutili sul campo, lungo i sentieri che si è deciso di seguire perché non consentono di avere una chiara idea di dove esattamente ci si trovi. Quindi, bisogna arrangiarsi, andando in deroga a un più corretto approccio, in un territorio che, per le pendenze in gioco non troppo elevate e la varietà di paesaggio, sarebbe vocato benissimo ad un’appagante frequentazione di famiglie o di chi non lega le sue uscite a prestazioni semi-agonistiche.
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Un campo di cereali contornato da alberi - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
I Giganti… penso che i Giganti siano forse quello che più si avvicina, in Italia, a quei vegliardi pilastri che sostengono il firmamento di cui parlano le tradizioni indios: sono Pini larici (Pinus nigra laricio) che certo da queste parti non mancano. È curioso pensare che la loro singolare meraviglia derivi dall’esser sfuggiti agli affilati denti delle seghe ed alle lucenti lame delle asce per circa 400 anni, alla faccia di chi sente l’entusiasmo che gli cala in tasca al moderno rombo delle motoseghe che non disdegnano di accanirsi anche contro i boschi vetusti. Oggi, è il FAI ad accogliere i visitatori che raggiungono questa parte del Parco e non si può non consigliare di farsi accompagnare da una delle loro guide in modo da essere iniziati alla storia di questi luoghi e alla lettura degli elementi che caratterizzano il bosco che, anche se maturo, lentamente continua ad evolvere secondo le leggi della repubblica delle piante.
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Pino laricio (Pinus nigra laricio), uno dei Giganti della Sila in località Fallistro - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
I corsi d’acqua si mostrano numerosi e placidi grazie all’addolcito terreno; le cascate e le gole sono più a valle non nella parte sommitale dove il granitico suolo si presenta essenzialmente come un altipiano o al più come cime rotonde che hanno perso le asperità che, probabilmente, avevano nell’ere passate quando il piede umano ancora non lasciava la sua inconfondibile impronta sul pianeta.
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Le fatate atmosfere che aleggiano lungo il percorso del Torrette Simerino - Taverna (CZ), agosto 2020 |
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Una Rana agile (Rana dalmatina) staziona sui sassi umidi di un fresco ruscello montano - Spezzano delle Sila, luglio 2020 |
I laghi di oggi li ha messi l’uomo, a volte in aree che erano già antiche conche lacustri riempite dai sedimenti portati dai fiumi, non perché gli piacessero ma perché dovevano servire a raccogliere l'acqua, necessaria a mantenere in moto turbine che generano energia elettrica da diffondere verso lontani utilizzatori, grazie alle invadenti linee di alta tensione. Sono comunque diventati anche rifugi per l’avifauna, pronta ad approfittare dei nuovi ambienti umidi che gli sono stati offerti.
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Il Lago Arvo visto dai pressi della vetta di Monte Botte Donato che, con la sua altitudine di 1928 m, è la cima più elevata dell'altopiano silano - Casali del Manco (CS), luglio 2020 |
I centri visita del Parco sono ottime porte da cui incominciare ad accedere all’area, prendendo confidenza con l’ambiente circostante. In estate, le vicine zone picnic possono essere veramente affollate tanto da apparire, per l’occasione, ammobiliate con incredibili suppellettili: in regione, le riunioni familiari in contesti naturali, intorno ad una ricca tavola imbandita, sono riti conviviali profondamente sentiti; nulla da dire, per carità, anche lo scrivente ha ricordi decisamente belli di questi eventi, ma è assolutamente necessario che si concludano responsabilmente, riportando rigorosamente indietro tutto ciò che non si è consumato.
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Lungo uno dei sentieri natura del parco presso il Centro Visita Monaco - Taverna (CZ), ottobre 2020 |
È comunque sufficiente allontanarsi un po’, anche lungo uno dei sentieri natura tracciati presso tali centri, per trovare la giusta tranquillità e godere anche di interessanti incontri. Tra questi, quello con lo Scoiattolo meridionale (Sciurus meridionalis), dal mantello nero carbone, è forse uno dei più facile da avere ma, curiosamente, tale folletto sembra abbia la capacità di paventarsi solo quando non lo stai cercando attivamente, almeno nella mia personale esperienza! Considerata fino a tempi recenti una sottospecie dello Scoiattolo comune europeo (Sciurus vulgaris), studi genetici hanno invece confermato che si tratta di una specie a parte, sufficientemente differenziata dal suo parente prossimo a diffusione continentale, grazie all’isolamento geografico garantito dal fatto che vive solo sui monti della Calabria e, in parte, della Basilicata meridionale.
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Uno Scoiattolo meridionale (Sciurus meridionalis), tra le fronde di un Castagno (Castanea sativa), rosicchia una pigna raccolta ai piedi di un Pino laricio (Pinus nigra laricio) - Taverna (CZ), agosto 2020 |
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Uno Scoiattolo meridionale (Sciurus meridionalis) si arrampica agevolmente sul tronco quasi verticale di un Pino laricio (Pinus nigra laricio) trasportando una pigna - Taverna (CZ), agosto 2020 |
I segni dei Cinghiali (Sus scrofa) sono facilmente rinvenibili; più difficile è cogliere quelli dei Cervi (Cervus elaphus) e dei Caprioli (Capreolus capreolus) che pur vivono qui, nonché del loro predatore naturale: il Lupo (Canis lupus), da queste parti, non è mai scomparso, nemmeno agli inizi degli anni settanta del secolo scorso, quando la popolazione italiana di questo carnivoro era stata ridotta sull’orlo di un’immeritata estinzione.
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Una Pafia (Argynnis paphia) intenta ad ispezionare l'infiorescenza di un cardo con la sua spirotromba - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
Anche insetti e fiori sono spesso facili da osservare apparendo a braccetto in un connubio che li accomuna da milioni di anni che ancora il moderno umano sentire si ostina a non voler comprendere, visto che insiste a dare del ripugnante generalizzato ai primi e del bello diffuso solo ai secondi.
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Un Geranio striato (Geranium versicolor) sbocciato all'ombra di un bosco - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
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Una coppia di Amata (Syntomis) phegea - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
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Un'orchidea spontanea nel Parco della Sila, probabilmente una Dactylorhiza maculata - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
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Una femmina di Rutpela maculata - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
Tra gli uccelli, le Averle piccole (Lanius collurio) sembrano ancora avere una roccaforte da queste parti, almeno a giudicare dalla facilità con cui si vedono lungo siepi, margini di campi e spinosi pascoli. Nella giusta stagione, non è difficile udire il canto dello Zigolo nero (Emberiza cirlus) e dei Codirossi comuni (Phoenicurus phoenicurus).
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Un maschio di Averla piccola (Lanius collurio) sorveglia il suo territorio dalla cima di un cespuglio - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
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Un giovane Codirosso comune (Phoenicurus phoenicurus) da poco involato - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
Rondoni pallidi (Apus pallidus) e Rondoni maggiori (Apus melba) sono facilmente osservabili durante l’estate, anche lontano dai centri abitati. Per i Rondoni comuni (Apus apus), nemmeno a dirsi, qui vi sono segnalazioni di nidificazione anche nelle cavità degli alberi.
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Un Rondone pallido (Apus pallidus) sfreccia sullo sfondo di un bosco di Pino laricio (Pinus nigra laricio) - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
Tanti alberi non possono che essere il regno dei picchi: al mimetico Torcicollo (Jynx torquilla) ed ai più comuni Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) e Picchio verde (Picus viridis), si aggiungono il grande Picchio nero (Dryocopus martius) ed il minuto Picchio rosso minore (Dendrocopos minor) e, per non farsi mancare niente, è segnalato anche il Picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius).
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Un maschio di Codirosso comune (Phoenicurus phoenicurus) trasporta cibo per la sua prole - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
Le chiome delle foreste sono sorvolate da schiere di fringillidi tra cui anche il Lucherino (Carduelis spinus) ed il Crociere (Loxia curvirostra), che ha trasformato il suo becco in un potente divaricatore, utile ad aprire le pigne delle conifere per raggiungere gli oleosi semi di cui si nutre.
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Un maschio di Crociere (Loxia curvirostra) troneggia presso la cima di un Abete bianco (Abies alba), conifera anche questa autoctona della Sila - Taverna (CZ), ottobre 2020 |
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Ancora un Crociere (Loxia curvirostra) sulla chioma di un pino - Taverna (CZ), ottobre 2020 |
Predatori alati dei boschi, non possono mancare gli Astori (Accipiter gentilis) e gli Sparvieri (Accipiter nisus) che tengono in costante allerta i Fringuelli (Fringilla coelebs) e le Ghiandaie (Garrulus glandarius), ma che sono minacce reali per tutti, dalle piccole cince ai grossi Colombacci (Columba palumbus). La notte, sono forse l'Allocco (Strix aluco) e la Civetta (Athene noctua) i più facili da udire, ma non manca il grande Gufo reale (Bubo bubo).
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Pini larici (Pinus nigra laricio): alle competitive cime allungate dei giovani alberi che segnano il fronte di avanzamento del bosco, fanno da sfondo le larghe cime appiattite degli esemplari maturi, soddisfatti dell'altezza già raggiunta - Spezzano della Sila, luglio 2020 |
E' difficile immaginare che la varietà di habitat che oggi possiamo ancora scoprire ed ammirare in Sila si potesse realmente preservare senza la presenza del Parco Nazionale. La sua effettiva istituzione, sin dalla prime proposte, ha richiesto quasi 50 anni di burocrazia politica, a cui se ne sono aggiunti altri 35 per arrivare all'odierna realtà. La sua presenza ha certamente limitato quel disordinato arrembaggio fatto di prelievo sconsiderato, spianate e cementificazione che tanto piace e che periodicamente si ripresenta sotto varie minacce mascherate dalle più svariate forme dell'utopistico rapido sviluppo. Grazie al patrimonio disponibile, nuove prospettive di crescita si possono invece cavalcare basandole sul lento incedere, sul piacere della conoscenza e delle scoperte di ciò che ci circonda, poiché non tutto si deve per forza trasformare in insensate giostre di divertimento.
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L'elegante delicatezza dei corpi fruttiferi di alcuni funghi che, proliferando sul tronco marcescente di un albero, partecipano alla decomposizione dello stesso, restituendo elementi semplici all'ambiente - Taverna (CZ), ottobre 2020 |
Con la speranza che le popolazioni locali si facciano a loro volta guardiani di ciò che li circonda, godendone i giusti benefici, nel rispetto della funzione protezionistica del Parco e del suo fondamentale mandato di conservazione di ambienti unici per le generazioni future, non posso che augurarmi ed augurare ulteriori visite in questo territorio, anche per incentivare queste forme di economia virtuosa. Vi sono infatti altri sentieri da percorrere alla scoperta di questo affascinante mondo naturale che ha ancora tanti tesori da offrire e, perché no, anche tante rime poetiche da ispirare.
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