Un invito a cena

Durante le ferie, con gli orari rilassati, è più facile conciliare le esigenze, incontrarsi e, perché no, ritrovarsi più frequentemente a cena presso parenti o amici. La casa dove ci siamo recati qualche giorno fa, l’intera famiglia al completo, sorge alla fine di una ripida salita in un punto che sovrasta il centro di Francavilla Angitola (VV), discostandosi allo stesso tempo dallo stesso, lungo la vecchia via che un tempo era percorsa, a piedi o al più con l’asino, per raggiungere il vicino e più alto paese di Filadelfia (VV). Siamo sulle prime colline del versante occidentale calabrese: da lì, si può scorgere il Tirreno, la punta di Briatico (VV) e, spesso, parte delle Isole Eolie, da Vulcano a Stromboli, passando per la grande Lipari e la piccola, nostalgica e mai dimenticata Panarea.

Stromboli e le altre Isole Eolie appaiono nell'orizzonte infuocato di un tramonto estivo - Francavilla Angitola (VV), 15 agosto 2017


Contrariamente a quanto erano pronti a scommettere i più, questa volta siamo arrivati abbastanza presto all'appuntamento e l’informale pasto è iniziato illuminato dalle ultime luci del tramonto e dal rosseggiar del cielo che aveva appena salutato il Sole, rimandando l’accensione delle invadenti luci artificiali. Cibi semplici e graditi della tradizione culinaria calabrese hanno accompagnato il chiacchiericcio: zippuli (frittelle di patate, farina, lievito e sale), soppressata, fagiolini dalla piatta e grande varietà locale, provola silana, pane cotto a legna, frutta.

Viecchii e zipppuli, tipiche frittelle locali a base di patate e farina, sono preparate soprattutto in occasione delle feste natalizie, ma si apprezzano, con estrema golosità, anche in estate - Francavilla Angitola (VV), 29 dicembre 2005


A questo appuntamento mi ero presentato con un po’ di attrezzatura fotografica perché, in una precedente veloce visita, avevo udito dei suoni e rumori interessanti provenire da un gruppo di querce e quindi poteva capitare qualche buona occasione di scatto. Inoltre, mi era stato riferito che in zona, siamo in aperta campagna, era possibile scorgere allo scoperto qualche Cinghiale (Sus scrofa) e quindi intendevo eventualmente approfittare dell’occasione, qualora si fosse realmente materializzata. Di Cinghiali però non se ne sono visti.

Un Geco comune (Tarentola mauritanica) si avvicina furtivamente ad una falena attratta dalla luce artificiale di una lampadina - Francavilla Angitola (VV), 6 agosto 2019


Quella del Cinghiale sembra essere una presenza generalmente percepita come numerosa, fonte di danni, poco sicura e soprattutto pericolosa per l’uomo: un incontro che nessuno sano di mente vorrebbe fare se non per sparargli. Recentemente, era apparso sulla stampa locale, di come la Regione Calabria sbandierasse come una vittoria senza precedenti l’aver ottenuto la possibilità di raddoppiare il numero di Cinghiali da abbattere nel territorio di sua competenza, in modo da portare sollievo e speranza ad una popolazione assediata dal fastidioso ed ingestibile ungulato, come se questo fosse un marziano atterrato silenziosamente tra noi e da lì diffusosi in maniera incontrollata approfittando dell’abbondanza trovata e facendosi veicolo di malattie insidiose. Si dimentica troppo facilmente che la fonte di questo male, causa di reali danni alle attività agricole, ha origine nelle incontrollate e scellerate azioni di immissioni in natura, per fini venatori, di esemplari prelevati anche da popolazioni alloctone (provenienti cioè da aree estere al nostro Paese, dove questi suini selvatici sono di taglia più grossa e quindi più gratificanti nell'abbattimento che ne doveva naturalmente conseguire). Peccato che ci si è dimenticati di una delle regole fondamentali della Natura che pur è stata teorizzata un bel po’ di tempo fa: in assenza di predatori naturali che la regola, una popolazione di prede può aumentare in maniera smisurata a danno del resto dell’ecosistema in cui vive e che la mantiene, danneggiandolo anche pesantemente, e favorendo, nella popolazione di prede stessa, la diffusione di malattie che ne minano la generale salute poiché, gli esemplari malati, non sono eliminati dall'azione predatoria degli assenti carnivori. Confidando nell'opera di contenimento che dovevano assicurare i cacciatori, le cui azioni, ora come allora, sembrano generalmente spinte soprattutto dal desiderio di assicurarsi carnieri immediati, e vogliosi comunque di compiacere la categoria, non ci si è opposti e si sono accettati o autorizzati questi interventi di immissione senza fare studi di impatto delle conseguenze che ne potevano derivare. Le conseguenze prevedibili si sono invece puntualmente presentate ed ora, invece di chiedere il risarcimento dei danni, si chiama alle armi la stessa categoria che ha generato il problema, questa volta però con la funzione di selettore, anche se nulla cambia alla sostanza dell’intervento che, il più delle volte, si configura come un temporaneo palliativo. Ci sarebbe da sperare che, nel suo naturale processo di riconquista del territorio, in corso un po’ in tutta Italia, che nulla ha a che fare con le operazioni di immissioni ad opera dell’uomo mai avvenute, per questa specie, nel nostro Paese, il Lupo appenninico (Canis lupus italicus) si insedi anche da queste parti per controllare naturalmente la popolazione del deprecato suino. Il Lupo in Calabria non si è mai estinto e la sua nuova ricomparsa, in territori da cui era assente da secoli, spesso è associata proprio alla presenza del Cinghiale, sua preda naturale, con la formazione di branchi specializzati in questa faticosa operazione di predazione. Con il ritorno del canide, potrebbero sorgere altri problemi gestionali che, comunque, sono tutti affrontabili con tecniche già note e sperimentate che ne consentirebbero la convivenza con l'uomo: almeno si avrebbe un grosso contributo su questo sentito problema, una sorta di lotta biologica al Cinghiale, concetto già noto e praticato in certi settori agricoli.

Un Geco comune (Tarentola mauritanica) cattura una falena dopo un fulmineo balzo - Francavilla Angitola (VV), 6 agosto 2019


Durante la cena, non eravamo soli. All'accensione delle luci artificiali, varie falene si sono raccolte intorno alle fonti luminose e queste hanno suscitato interessi culinari anche in alcuni Gechi comuni (Tarentola mauritanica) che, timidi ma comunque orientati all'obbiettivo, hanno centrato più volte il bersaglio catturando gli insetti disorientati dalle luci. Tra le falene, se ne è presentata anche una di grossa taglia, nota come Sfinge del tiglio (Mimas tiliae), la cui livrea delle ali ricorda i motivi mimetici utilizzati da varie forze armate per equipaggiare i propri soldati.

Una grossa falena, una Sfinge del tiglio (Mimas tiliae) staziona su una foglia dopo essere stata attratta da una fonte luminosa - Francavilla Angitola (VV), 6 agosto 2019


Da un noce poco lontano dalla tavola imbandita, ogni tanto, si sentiva cadere qualche frutto. Seguendo i tangibili rumori associabili ad una chiara operazione di rosicchiamento, tra i rami è apparso un Ghiro (Glis glis) impegnato a raggiungere la sua cena e che, incredibilmente, si è concesso, per alcuni minuti, per qualche scatto. Alla fine ho stimato la presenza di almeno cinque esemplari di questa specie tra quelli sul suddetto noce e quelli su alcune vicine querce.

Un Ghiro (Glis glis) trattiene una noce dopo averla liberata dal mallo - Francavilla Angitola (VV), 6 agosto 2019


Al rientro, uno o due Civette (Athene noctua) stazionavano sul cavo di una linea palificata elettrica, presso dei lampioni, forse anche loro cercavano grossi insetti attratti dalle luci.

Un Ghiro (Glis glis) raggiunge il gheriglio di una noce - Francavilla Angitola (VV), 6 agosto 2019


A casa, dopo il tramonto della Luna, che precedentemente si era anch'essa colorata di tinte rossastre, abbiamo potuto definire, con l’ausilio di un cannocchiale, il luminoso Giove con lo stuolo di tre dei suoi satelliti noti come galileiani (il quarto non era visibile) e Saturno con i suoi anelli anch'essi visibili come mai mi era capitato di vedere.

Un Ghiro (Glis glis) mostra tutta la sua soddisfazione nel consumare il  suo 'tessoro' - Francavilla Angitola (VV), 6 agosto 2019


Uno sguardo al firmamento, ogni tanto, è consigliabile un po’ a tutti: aiuta a percepire quanto siamo piccoli rispetto alla sua vastità, quanto sono trascurabili, rispetto all'universo, gli interesse terreni delle nostre tasche che spesso ci affannano e, nel contempo, quanto il pianeta Terra sia ancora unico per noi e per la nostra specie, nonostante ci ostiniamo a soffocarlo ed a renderlo sempre più invivibile con i nostri atteggiamenti, mostrandoci quasi indegni di quanto ci è stato dato o, a secondo del proprio credo, capitato sotto i nostri piedi.
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Ci volesse approfondire le tematiche inerenti il Lupo appenninico, il suo comportamento e la convivenza con esso può consultare anche il seguente post dal titolo In cerca di Lupi nel PNALM

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